A Taxi Driver di film di Hun Jang
Lo scopo della scritta “tratto da una storia vera” durante i titoli di testa è quello di mettere in allarme lo spettatore sul fatto che si tratterà di un film scarso e senza particolari colpi di scena / twist della trama e che bisognerà insomma armarsi di pazienza, perché così è la vita. Tuttavia, quando si tratta di film storici, come in questo caso, si può sperare d’imparare qualcosa. È per questo che non mi dilungherò molto su un film complessivamente mediocre ma sulle cose che ho imparato guardandolo.
Prima lezione: la Corea del Sud ha avuto una spietata dittatura militare, pari a quella del Nord, fino al 1992, praticamente ieri. La dittatura era appoggiata dagli Stati Uniti. Da quando è finita, in un paio di decenni, la Korea è diventata una potenza economica.
Seconda lezione: le rivoluzioni non possono essere capite da chi, con gli occhiali sulla punta del naso, cerca di far quadrare i bilanci famigliari. I bilanci infatti quadrano quando tutto è statico e predicibile, e l’asservimento al potere di solito è funzionale a questo. La vera forza di una Nazione, il suo vigore, sta negli studenti e nei luoghi che questi popolano: università e scuole innanzitutto. Non è probabilmente un caso che Lorenzo il Magnifico si preoccupò di spostare l’Università di Firenze a Pisa, o che la Serenissima non si sognò nemmeno di portare l’Università di Padova in città dopo la conquista: per stare sicuri è meglio che le teste pensanti stiano a debita distanza. Il film racconta i fatti di Gwangju nel momento in cui gli studenti e i docenti dell’Università si sollevano contro la dittatura. Lo spargimento del loro sangue convincerà la popolazione a sostenerli. Ci piacerebbe pensare che gli atenei del nostro Paese fossero in grado di fare altrettanto, se servisse, ma l’ultima volta che ne ebbero l’opportunità furono troppi i professori che invece giurarono. Speriamo bene per la prossima.
Terza lezione: la stampa. Il ruolo dei reportage dei giornalisti è stato insostituibile nel processo di democratizzazione della Corea del Sud: il coraggio del reporter tedesco e del suo tassista sono uno dei pilastri del film. Purtroppo, oggi, col motto “è il mercato bellezza” siamo al punto che parlare dei tradimenti del fidanzato di Antonella Elia costa meno e rende di più che mostrare un costosissimo documentario che spieghi le situazioni internazionali, come quella in Siria, in compenso danno fastidio gli immigrati. Ebeti.
In conclusione: film raccomandato per conoscere una storia che merita spazio nella memoria collettiva