The Rock che affronta la tematica complessa del rapporto patrigno-figlio e fa vedere come si è un buon padre
Un’avventura con una trama prevedibile, piena di buchi, personaggi stereotipati: questa è la formula per un sicuro successo al botteghino [1], e Viaggio nell’Isola Misteriosa (2012) riesce a interpretarla perfettamente, meritandosi 335M$ di incassi a fronte di 80M$ di budget.
Il film vede un giovane Sean (Josh Hutcherson) che riceve un messaggio misterioso che viene decifrato dal suo patrigno Hank (The Rock) e che parla dell’isola misteriosa descritta da Julius Verne nel suo libro L’Isola Misteriosa. Scortati in elicottero dalla coppia padre-figlia Gabato e Kailani (Luiz Guzmán e Vanessa Hudgens), i quattro partono da Palau e precipitano su un’isola che nessuno conosceva e scoprono che il messaggio era stato inviato dal nonno di Sean, Alexander (Michael Caine), e che l’isola non è nient’altro che Atlantide, però l’isola inizia misteriosamente a sprofondare, e quindi devono scappare tutti, e ci riescono a bordo del Nautilus. [ATTENZIONE SPOILER] Nella scena finale il nonno regala a Sean il libro Dalla Terra alla Luna di Verne [FINE SPOILER].
Il viaggio è una scusa per dire quanto un padre può voler bene a un figlio: Hank mostra a Sean, cotto per Vanessa, un metodo millenario per conquistare le donne, cioè la danza pettorale dell’amore; Vanessa invece racconta di come, cercando lavoro, suo padre l’abbia messa in imbarazzo gettando migliaia di copie del suo curriculum dal suo elicottero. Ora la Repubblica di Palau conta circa 20K abitanti, quindi forse bastava un po’ di passaparola, ma un padre premuroso non potrebbe mai fermarsi solo a questo. In ogni caso Vanessa si mette con Sean e sei mesi dopo guida un SUV negli Stati Uniti ed è iscritta al college, quindi il messaggio è chiaro, ma non saprei dire bene qual è.
In tutta sincerità, non potrei dare a questo film più di una stella su cinque, ma riesco anche a capire chi gliene darebbe cinque su cinque. È vero, la trama è prevedibile e i protagonisti non prendono alcuna decisione cognitivamente più complessa di “Andiamo!” e vengono continuamente guidati da un deus ex machina che li salva da un elicottero precipitato, attacchi di iguane e uccelli giganti (rattrista la mancanza dell’epica battaglia col pollo gigante presente nel film originale), e che fa accendere un Nautilus con la batteria scarica (non posso spoilerare come, sennò come vi invoglio a guardarlo?), ma è anche vero che il libro stesso di Verne, L’Isola Misteriosa, è caratterizzato da continui eventi fortunati che i protagonisti non riescono a comprendere.
È vero, gli attori sono tremendi, ma la scena di The Rock che canta con l’ukulele, citando chiaramente Israel Kamakawiwoʻole visto che il film è stato girato alle Hawaii, fa vedere come The Rock non sia solo muscoli e bontà, ma abbia anche una bella voce. È vero, i dialoghi sono banali e scontati, ma come criticare un film dove dicono:
Hank – “Trovato, ci vogliono delle bombole sub.”
Sean – “Vuoi un elenco delle cose che non abbiamo? D’accordo, un jet-pack, una ragazza, carta carbone!”
Hank – “Adesso ascoltami… della carta carbone?”
Sean – “Eh, quello mi è venuto in mente.”
Siamo a livelli delle Follie dell’Imperatore, davvero.
Insomma, un’ottima interpretazione di The Rock che affronta la tematica complessa del rapporto patrigno-figlio e fa vedere come si è un buon padre.
A fine canzone Hank rivela di non sapere dove sia suo padre :/
[1] Hollywood Economics: How Extreme Uncertainty Shapes the Film Industry. Arturh De Vany.