Da quest’anno il TSFF ha una nuove sezione dedicata al cinema queer dell’Europa Orientale per (parole del curatore Giuseppe Gariazzo), contrastare l’ondata di omofobia crescente in quegli stessi paesi.
…anche se, a dire il vero, il mondo Lgbtq+ non ha mai avuto una libertà totale nei paesi dell’Europa orientale..
Si inizia con tre cortometraggi della regista georgiana Elena Naveriani, autrice di due beli film che si possono trovare in streaming su Mubi: Wet Sand e Blackbird Blackbird Blackberry.
Seguono i racconti di tutte le visioni:
LES EVANGILES D’ANASYRMA (4/5) mi è piaciuto perché costruito con pochissimi dialoghi. E’ la storia tra un ragazzo e una trans a Tbilisi, una vita non facilissima. Molto delicato, belle inquadrature arricchito da una descrizione riuscita della tossicità maschile tra amici: il bisogno, di certi uomini, di sentirsi tali a dispetto di ogni situazione.
FATHER, BLESS YOU (1,5/5) è un film inutile. C’è però una cosa interessante nel racconto di questo amore lesbico, una delle ragazze pareva Joan Armatrading e l’altra Alanis Morrissette: ho pensato per l’intera durata del film ad una storia d’amore tra le due cantanti, godendo segretamente della mia eccitazione mentale.
RED ANTS BITE (2,5/5). Due amici nigeriani finiti a Tbilisi (dico, tra tanti posti…), sofferenti di nostalgia e imbruttiti dalle continue manifestazioni di razzismo, si avvicinano molto, fin troppo secondo la compagna di uno dei due. Cortometraggio sul non detto che, a mio parere, risulta davvero troppo datato.
HOUSEKEEPING FOR BEGINNERS (3/5) di Goran Stolevski
Film che non sarebbe granché gradito da questa nuova turbo-tecno destra imperante, storia di famiglie allargare, gay e Rom. No, non piacerebbe neppure a Salvini e affini: mette a repentaglio l’integrità di coppie tradizionali, mamma e papà e cose così, sembra andare di moda il fingere che non esistano in pubblico, per poi goderne in privato. Ambientato in Moldavia, da principio non si riescono a delineare con chiarezza le relazioni tra i protagonisti: vivono in una casa assai frequentata, in cui però coppie e figli non sono così chiare, all’apparenza.
Coppie omosessuali, amanti Rom, padri e madri apparenti e un andirivieni frenetico
Il film tratta di: razzismo/omofobia/burocrazia/sessismo: tanta carne al fuoco per riuscire a sviluppare ogni tema in maniera interessante senza farlo sembrare un sussidiario della cultura woke. Qualche battuta ben riuscita lo salva dal baratro dei dimenticabili. Molto buona la performance di tutti gli attori, soprattutto quella di Annamaria Marina, stella del cinema rumeno.
Dello stesso regista avevo preferito i due film precedenti Of an Age e You won’t be alone.
AVANT-DRAG di Fil Ieropoulos (4/5)
Il film racconta la vita di 10 drag queens che vivono ad Atene, ma scordatevi balletti su Madonna o imitazioni di Liza Minelli, questo film è super politico e le artiste fanno performance per niente superficiali, anzi sono sempre molto serie e talvolta disturbanti, puntando il fucile dritto verso la chiesa ortodossa e il patriarcato. Ogni performer viene presentata singolarmente, con una sorta di video introduttivo sulla proprio vita e sul proprio concetto di arte e società.
Sicuramente non ci sono censure nei loro monologhi, le esibizioni che scomodano temi divisivi come i riti religiosi, l’aborto o l’incesto. Lo spirito oltraggioso, molto punk, che anima le queen disegna un’immagine delle artiste molto lontana da quella che abbiamo vedendo i classici spettacolo nei locali gay.
Debole la parte finale che vede tutte (tranne una) le protagoniste confrontarsi in maniera piuttosto banale, durante una cena, sui temi ricorrenti nel mondo drag. Resta comunque un film potente, che mi ha destabilizzato e impressionato.
AS I WAS LOOKING ABOVE, I COULD SEE MYSELF UNDERNEATH (2/5) di Ilir Hasanaj racconta la storia di sette persone queer in Kosovo. Per le prima volta delle persone escono alla scoperto in un film facendosi riconoscere, senza nascondere la propria identità nel cinema kosovaro. Nonostante il valore sociale e politico di questo film sia alto, dal punto di vista cinematografico risulta davvero irrilevante. Ciononostante è importante sottolineare che è l’esistenza stessa di documenti come questo che hanno rilevanza, non le qualità artistiche Durante l’intervista, il produttore ha detto che in due anni dall’uscita il film ha confortato e aiutato diverse persone a fare coming out.
La prossima volta però usiamo meglio il linguaggio cinematografico, ok?