Recensioni
1073 letture 0 commenti

The Purge: Anarchy. James De Monaco non è nemmeno Marco Aurelio

di il 23/10/2014
MI PIACE

Fico lui.
Fichi loro.

NON MI PIACE

I tentacoli della CEI.
La paura di far scandalo.

Editor Rating
IL MIO VOTO


AFORISMA
 

E' una puntata a caso di un The Walking Dead qualsiasi che, diciamolo, ha rotto i coglioni

 

Dodici ore di massacro all’anno per purificare il mondo dai parassiti, dai mendicanti e dai delinquenti, dodici ore per lavare col sangue i torti subiti e per far girare l’economia. Dodici ore in cui ogni cittadino è legittimato ad usare armi ed uccidere senza essere perseguito, senza nessuna regola: l’intuizione su cui si basa il progetto Purge è geniale, un’idea intollerabile ma realistica che chiunque, sotto il tappeto, togliendo la polvere, se ha il coraggio di guardare, riconosce come soluzione sua propria da sempre. Come fosse inscritta nel DNA, nella parte sporca e socialmente inaccettabile della bestialità umana. Chi riesce a toccare tasti che le persone vorrebbero tener nascosti anche a loro stesse, per me, merita un abbraccio, una dose di sincera carità cristiana e gli offro pure un paio di puttane nefropatiche grasse di Marghera, se passa di qui. Che tanto altro non si trova in giro.

Ad un’idea così originale e bella, ammiccante e pruriginosa, completamente sprecata nel primo capitolo, non poteva essere negata una seconda possibilità. E così, fuori ‘sti dù spicci, si gira The Purge: Anarchy.
Inizia benissimo e sembra lasciarsi alle spalle il ricordo dell’offensivo, noioso e cattolico capitolo precedente: un film rovinato all’interno di quattro mura ed annacquato da così tanta finzione e comicità involontaria da ridicolizzare, per osmosi, tutta la settima arte.
Eccoci finalmente in strada e dentro la rissa, era ora! Bei tipetti, tutti ben acconciati, violenti, credibili, ottima la costumista. Son carico: idea brillante, costumi originali e creazione certosina della sensazione di attesa. Sembra che ci sarà da divertirsi. Poi qualche rallenty e un paio di no-sense di troppo, ma niente che faccia (per)colare latte dall’inguine. Stringo i denti ma sento un fastidioso click tra mandibola ed orecchio e mi ritorna in mente il codice della strada: i segnali servono ad avvertire. Infatti, nel giro di qualche minuto spunta il primo cuoricino, spunta la CEI, di nuovo, ed il duro della situazione salva un paio di negrette, se le carica in macchina, poi salva pure due passanti a caso e – da vendicatore spaccaculi – il passo verso la parabola del buon samaritano è troppo breve. Non convince, non rimane che mettersela via e fare un sospiro mogio. Da li in poi non ci si può che aspettare la valanga di ipocrisia e sentimentalismo che colorerà di marrone il resto della pellicola.
Si trasforma in fin dei conti in una puntata a caso di un The Walking Dead qualsiasi che, diciamolo, ha rotto i coglioni. Tutto già visto, nessun tentativo di eccedere, sorprendere o sperimentare. Un bel progetto fatto per benino, scritto senza passione profonda, cavalca la cresta dell’onda ma manca di sincerità. Punta tutto sul protagonista, ma non si esime dal metterlo in ridicolo, spreca un sacco di ottimi personaggi secondari (ad esempio il pazzo sadico col mitra dentro il camion, o i ceffi del pulmino) di cui si vorrebbe sapere di più, ed invece inquadra continuamente il gruppone di sfigati® in fuga.
Se per portare a termine un film di 90 minuti ci ho messo quasi tre ore e mezza, se Whatsapp ha vinto contro lo schermo della TV ad ogni notifica, significa che non ho voglia di respirare fumogeni, ed è difficile prendermi in giro.
Un po’ di sostanza, la prossima volta, non farebbe male. Non dico osare, ma almeno un briciolo di coscienza ed onestà non dispiacerebbe. Non dico coerenza con le aspettative del pubblico, ma almeno un po’ di sano rispetto per quest’arte. “E se non ce l’hai, fatti da parte”. Dato in mano ad un visionario con talento (Tarantino?), l’idea alla base del film avrebbe fatto partorire un classico.
Ancora un’occasione sprecata, ed ormai il segno è definitivamente tracciato. Non si torna indietro, il brand Purge è compromesso.
Aspetto la prossima trovata geniale che mi solletichi il basso ventre. Se mai arriverà in un clima cinematografico così incasellato.
Fico lui, comunque.

The Purge: Anarchy (2014)
The Purge: Anarchy poster Rating: 6.4/10 (165,580 votes)
Director: James DeMonaco
Writer: James DeMonaco
Stars: Frank Grillo, Carmen Ejogo, Zach Gilford
Runtime: 103 min
Rated: R
Genre: Action, Horror, Sci-Fi
Released: 18 Jul 2014
Plot: Three groups of people intertwine and are left stranded in the streets on Purge Night, trying to survive the chaos and violence that occurs.
Sei il primo a commentare!
 
Rispondi »

 

Commenta e vota