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Berlinale 65 – Il diario delle pecorelle (Das Tagebuch der kleinen Schafe) – Seconda parte: l’organizzazione

di il 11/02/2015
 

Il disorientamento del gregge nelle miriadi di regolamenti, eccezioni, diversità e location dei luoghi della Berlinale è notevole. I loro belati di protesta mi sono costati un richiamo ufficiale. Persino Merkelina, la più razionale delle pecorelle, ha visto vacillare la sua ammirazione per le capacità organizzative del Grande Popolo Tedesco.
Abbiamo così dovuto imparare che:

  • l’accredito consente di avere accesso a tutte le proiezioni per la stampa e a tutti i film fino alle ore 15 o fino alle 17 in base alle sezioni
  • per i film del pomeriggio e della sera bisogna prendere il biglietto il giorno prima
  • anche per i film proposti al mattino in talune sale bisogna prendere il biglietto il giorno prima
  • su alcune sale, però, il biglietto è garantito solo agli accreditati stampa dei quotidiani
  • la fila quotidiana per prendere i biglietti, fatta al mattino per non rischiare di vederli esaurire, può durare anche più di mezz’ora
  • se si arriva in ritardo, alcune sale fanno entrare ugualmente, altre no
  • alcune sale richiedono spostamenti che, coi mezzi pubblici, possono arrivare fino a 30 \ 40 minuti.

 

Quasi tutte informazioni guadagnate sul campo, come medaglie, per la solita pigrizia italiana di non consultare le pratiche istruzioni per l’uso:

Complicazioni berlinesi

Poesia di (Pablo) Nerina alla responsabile della Programmorganisation (con licenza degli eredi di Montale)

Ascoltami. Gli ingegneri gestionali laureati
si muovono tra nomi pochi usati: metodo wronskiano o stabilità asintotica.
lo, per me, amo l’accredito sereno
tessera con foto e codice a barre
che serva per tutto il festival
e non per qualche sparuta visione:
se proprio dei biglietti devi emettere
una sola coda una volta sola
sarebbe la migliore soluzione.

Se tardi arriva lo spettatore
affannato dalla ricerca del teatro oscuro
più chiaro ascolta, maschera, il mio susurro:
non respinger chi per te si muove,
consentigli asciugare il suo sudore
sulla poltrona ambita
senza lasciar che la sua alma sia con te inquieta.

Troppa è l’offerta, lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
il programma che dilaga in mille pieghe
e per la confusione quasi impazzisce.
Alla fine, quello a cui accedi
è solo l’ombra di quello che credevi
poter vedere in indisturbata tranquillità.

Ma l’illusione manca
e ci riporta il numero abnorme dei teatri
sparsi per la città rumorosa dove arrivarci
costa tempo, e tanto, tra metro e bus.
Quando un giorno ridurrete il numero dei film
che spesso brutti sono
nelle sezioni minori,
dal cuor del critico e degli spettatori
scrosceranno canzoni
le trombe d’oro della felicità.

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