L’orecchio lungo del Tanaka (retrò): Ridley Scott, il blockbuster e il sottotesto. Prima parte: il Maestro e ‘Another earth’ di M. Night Shyamalan
Pub ‘Four Roses’ – Manhattan – NYC – Ottobre 2013
Shyamalan: Grazie dell’invito, Maestro
Scott: Grazie a te, ragazzo, siedi. Prendi qualcosa?
Shyamalan: Quello che prende Lei, Maestro
Scott (al cameriere): Un altro scotch e lascia la bottiglia.
Scott: Ti ho invitato perché sono vecchio e non so se riuscirò a realizzare il seguito di Prometheus
Shyamalan: Vuole che lo giri io, Maestro?
Scott: Esattamente.
Shyamalan: Ma perché ha scelto me?
Scott: Ho visto il tuo ultimo lavoro, quello con la proscimmia… come cazzo si chiama… Ah, Will Smith!
Shyamalan: Lo so, è una merda ma…
Scott: Non ti scusare. Io ti ho capito ed è per questo che sei qui.
Shyamalan: (Espressione tra stupito e speranzoso).
Scott: Questi cazzoni dei produttori ormai ci hanno legato e imbavagliato. Sono anni che cerco di proporre sceneggiature diverse ma non me le fanno fare o se le approvano, poi stravolgono tutto in fase di pianificazione con la scusa dei costi. In realtà tagliano tutto quello che un bovaro americano medio non riesce a capire e i risultati sono delle cagate come i tuoi ultimi lavori o come i miei.
Shyamalan: Sì, questo è esattamente quello che è successo con Another earth, ma… scusi… non capisco…
Scott: Non hai bisogno di fingere con me, ragazzo. Non hai visto Prometheus?
Shyamalan: Veramente no.
Scott: Hai fatto male. In quel film ho fatto esattamente quello che hai fatto tu nel tuo, solo che l’ho fatto prima.
Shyamalan: Vuol dire che anche lei…
Scott: Sì. Ho dato a quegli stronzi il blockbuster che volevano, in apparenza, con tutte le esplosioni, cazzate senza senso, personaggi tagliati con l’accetta, ma ho inserito, grazie a un lavoro sottile, anche i temi che mi stanno a cuore: l’umanità cattiva e perduta, un destino o gli dei, se preferisci, che ci schifano per come siamo diventati, la caducità dell’esistenza come unica certezza in un mondo assurdo… Insomma, le cose che c’erano in Alien e Blade Runner e non mi hanno fatto più fare.
Shyamalan (illuminato): Sì… E’ andata proprio così, Maestro! Ho ripreso i temi della difficoltà di crescere in un mondo ostile nel quale mi sento estraneo, del rapporto con mio padre che non ho mai risolto, delle paure che mi hanno fatto bagnare il letto fino al Liceo, tutto quello che avevo messo nel Sesto senso e che non mi hanno più permesso di esprimere! Mi vede, Maestro? Sto piangendo…
Scott: Su, ragazzo, non fare così…Non mi sembra il caso…
Shyamalan: Lei non può immaginare cosa significhi per me. Cosa significhi trovare qualcuno che sia riuscito a vederlo. Lei è il padre che ho sempre sognato. Era Lei che cercavo con questo film. E Lei lo ha capito… E’ un miracolo! Posso chiamarla papà, Maestro? (Gli bacia la mano).
Scott: Adesso non esageriamo… Non te la cavi male dietro la macchina da presa e ti voglio affidare il seguito di Prometheus perché sai cos’è un sottotesto e come inserirlo. Però, scusa se te lo dico, Lady in the water e L’ultimo dominatore dell’aria sono irrecuperabili anche per gli esegeti più bizzarri…
Shyamalan: Ma sa… I miei figli… Il fantasy…
Scott: Il fantasy è una roba da sfigati e da nerd, che ne sono un sottoinsieme, lo sanno tutti. Mai fatto un fantasy, io.
Shyamalan: A noi indiani piacciono tanto, invece. Sarà colpa del Mahabharata e del Ramayana.
Scott: Sarà colpa della tua faccia, ti sei guardato allo specchio? Ah ah ah! (Tossisce) Non te la prendere, sono un vecchio bilioso. Basta che non mi ci ficchi dentro un elfo o un nano e il film è tuo!
Shyamalan: Affare fatto, Maestro!
Scott: E adesso vattene e lasciami solo con la mia bottiglia
Shyamalan: A presto, Maestro…