Esci dalla sala ed il cervello rutta un’idea. Scariche elettriche sinaptiche, mica pensieri, probabilmente utili solo alla manutenzione fisiologica dei neuroni. Capita a tutti e non se ne può fare a meno.
In attesa dei racconti completi, ecco i giudizi di prima istanza dalla capitale asiatica pro tempore:
- The Kingdom of dreams and madness: Miyazaki giovane/vecchio, giocoso/snob, cafone/fragile, entusiasta/depresso. La fine di un’epoca
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The Young Master: Jackie Chan al suo meglio ma non sempre divertente. Imperdibili i zoom molesti, il duello dei draghi ed il combattimento final
- My ordinary love story: Da commedia brillante romantica coreana a psychohorror.Film discreto ma scuola coreana tecnicamente magnifica
- Breakup Buddies: Sarà che da vecchi piacciono i filmetti ma queste commedie semiserie al FEFF17 son fatte benissimo. E non è certo facile
- The last executioner: Storia di un boia thai, tra incubi e senso del dovere il film meno originale tra quelli proiettati fin’ora
- La la la at rock bottom: Discreta sonnolenza luminosa dallo schermo. Le pecorelle iniziano a radunarsi in attesa del pastore domani
- The gifted: Martinez anche senza la Domingo vince la platea dimostrandosi il vero punto nevralgico dei tanti successi del passat
- Women who flirt: Ecco come una commedia romantica possa risultare ancora oggi brillante intelligente scritta benissimo e divertente
- Confession: Un colpo gobbo e la vita dei protagonisti cambia. Non quella degli spettatori delusi da un’opera prima troppo convenzionale
- Il primo frutto bastardo della collaborazione tra festival è lo splendido The tribe, interamente recitato col linguaggio dei segni
- Ode to my father: Tanti buoni sentimenti in questo patetico drammone storico sociale tecnicamente ineccepibile. Lacrime in sala 😀
- “Questo sesso è tanto amore“, parola di S. Baracetti presentando il noioso Kabukicho Love Hotel. Belle tette e adorabili le puttane
- The royal tailor: Film diretto da un ex-cazzaro che ha fatto i soldi e propone un filmone ben cucito
- Kung fu jungle: Bellissimo omaggio al cinema di Hong Kong tradizionale sulle arti marziali. Un grande Donnie Yen accende il pubblico
- Rubbers: ‘na cacata.
- Brotherhood of blades: Wuxia classico con spade grondanti e fratellanza; tecnicamente bello e con ritmo
- My old classmate: Racconto di una generazione che si apre al mondo per scoprire che la Cina è meglio degli States
- Tazza: the hidden card: giocatori incalliti, bari e farabutti che per 2 ore e passa se le menano di santa ragione tutti contro tutti
- Sara: Ben fatto ma senza un guizzo che lo sollevi dal rimasticato. Back to kung fu, Mr. Yau!
- Make room: Piece di teatro riprodotta sullo schermo. Carino anche se grezzo. E carina Riri
- Duke of burgundy: l’ho presa l’ho presa la Vispa Teresa? Anatomia di un rapporto amoroso. Lesbo e sadomaso per caso. Anche il cinema e la sua finzione. Bello.
- The continent: Non è facile girare un film senza alti né bassi capace di destare meno interesse di questo. Road movie dimenticabile
- Cafè. Waiting. Love: Commedia hipster demenziale, fra angeli, salsicce, tofu, uomini in bichini e cavoli putrefatti incatenati
- Gangster pay day:Per riuscire a far risultare Anthony Wong insipido e fuori parte ci vuole talento
- How to win at Checkers: Descrizione moralistica, cattolica, tonta e disonesta della vita di strada thailandese
- Helios: Blockbuster action poliziesco standard con personaggi senza spessore. Moscio. Tante esplosioni, tanti mitra e tanto sonno
- Alleluia: Fantascienza della relazione amorosa. Fondamenta tremolanti per un’ossessione violenta dai picchi altissimi. Gran film
- Hollow: Pioggia di vomito in questo horror vietnamita schiacciato su standard occidentali. Insegna che anche i pedofili hanno un cuore
- Sentimenti paterni per aborti, uomini gravidi e cadaveri vilipesi per il film più divertente del FEFF17: l’horror thai The swimmers !
- Garupa power – the spirit whitin: C’è molto di più oltre The raid in Indonesia
- Uncle victory: Film sofisticato e raffinato da un regista coi veri controcazzi. Da scuola di regia
- Meeting dr. Sun: Ho dormito quasi tutto il tempo e poi me ne sono pure uscito. Delicata commedia adolescenziale
- My love, my bride: Superficiale, ovvia e banale commediola per signorotte.
- The wicked: Magistrale esempio di come rovinare disastrosamente una bella idea e una riuscitissima prima mezz’ora.
- The curtain rises: Variegato di banalità solo per patiti di giovani asiatiche in età scolastica
- The last reel: Nuovo cinema paradiso cambogiano.Tra memoria e emancipazione femminile. Naif.
- 100 yen love: Che sia una vita da perdente o un film così così, la boxe ti risolleva sempre.
- Gangnam blues: Era meglio gangnam style, pure come genere. Durava pure meno e aveva meno personaggi tutti uguali, tra l’altro.
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The end of the world and the cat’s disappareance: Stramberia giappo. Idea originale e simpatico il blog ma manca di ritmo e inventiva
- My brilliant life: Commmedia agrodolce divertente per trequarti. Gentile. Poi spinge sulla lacrima facile, ma indovina qualche momento
- 0.5mm: Buona letteratura per immagini. Sakura Ando immensa
- I am here: Un passo falso per un grande documentarista
- Parasyte part 1 e 2: Simpatico l’E.T. moncherino, ma non per quattro ore!
- Magical girl: Nera parabola sulle conseguenze dell’amore (paterno). Forse un po’ troppo simmetrico
- 20, once again! : Remake cinese un po’ meno riuscito del bel Miss Granny coreano già visto recentemente al feff. Un doppione
- Port of call: La vita e la morte di una puttana sedicenne ad Hong Kong. Nel mezzo delusioni, mortificazioni e sesso congelato
- Hyena: Ennesimo grandissimo film dell’incredibile selezione di mezzanotte che da sola salva tutto il festival. Consigliato!
- Where I am King: Cuore e favela. Questo film ci insegna che viviamo in un epoca in cui si può amare anche un labbro leporino
- The man with three coffin: Dolore fisico per la più noiosa proposta di classico restaurato della storia del far east
- Siti: Senza una grande storia di fiction, si vince mostrando realtà lontane. Unico indonesiano in gara
- Unsung Hero: Puro distillato di FEFF. L’adorabile Giappone con la zip dietro il costume. E anche senza
- Forget me not: Originale, misterioso eppur classico. La selezione giapponese ed il FEFF17 rialzano la testa in questo finale di festival
- The taking of tiger mountain: Bel film scassone, ricco, poco originale e perfetto per la chiusura
Al prossimo anno!