Tanto tutti pensano di saperne di Cinema. Tanto tutti sono convinti che la loro opinione valga più di quella degli altri. Quindi freghiamocene altamente dei parametri oggettivi perché il piacere è sempre una rievocazione di qualcosa che è già dentro. E siamo tutti composti da pezzettini diversi, per questo si amano cose diverse. Se si vuole che lo scambio culturale possa interessare basta escludere l’imposizione. Se il diverso – perchè ovviamente ritenuto inferiore – è lo “sbagliato” tanto vale restare a farsi le seghe da soli e godere della propria saccenza in cameretta. Se invece il diverso è qualcuno che può arricchirci e può arricchirsi grazie a noi, allora iniziamo a ragionare.
L’unica forma di originalità nell’approccio verso l”arte sono i sentimenti che si provano. Quindi ecco la classifica dei cinque film che ci hanno fatto più felici. Fanculo ai frustrati che fanno a gara a chi ce l’ha più grosso o a quale sia il dio più forte (che deve in ogni caso schiacciare quello degli altri per non si sa bene quale dettame auto-imposto). Peggio di loro solo chi “ha studiato cinema“, come se la sensibilità artistica potesse essere insegnata.
Lo scopo dell’esistenza del cinema coincide con l’unica forza che dovrebbe spingere a fare qualsiasi cosa, essere un po’ più felici:
Michele Arienti
- Anomalisa di Charlie Kaufman
- Underground Fragrance di Song Peng
- El Clan di Pablo Trapero
- Francofonia+Janis+Winter on fire
Un quarto posto vacante per enfatizzare il quinto in cui sgomitano a pari merito tre bei documentari. La “tipica forma film” non era “in forma“, quest’anno a #Venezia72
Angelo Vianello
- Mouintain di Yaelle Kayam
- Underground Fragrance di Song Peng
- Montanha di João Salaviza
- El Clan di Pablo Trapero
- La calle de la Amargura di Arturo Ripstein
Marina Maurizio
- Beasts of No Nation di Joji Fukunaga
- The Danish Girl di Tom Hooper
- Remember di Atom Egoyan
- Rabin, the Last Day di Amos Gitai
- Looking for Grace di Sue Brooks