Più che aspettarmi il Risveglio della Forza, mi aveva attirato la critica sparata da George Lucas, poi ritrattata per doveri di scuderia, o forse per un sacchetto contenente cinque miliardi di monete d’oro, per i quali ha venduto la sua anima, o almeno la sua figurina, e chi non l’avrebbe fatto? Ho assistito quindi in riverente silenzio tutto il film, fino alla fine, quando ho capito che la mia riverenza era stata eccessiva. In fondo, si trattava solo di un film Disney, come se il Vangelo iniziale avesse partorito un topolino. Le ambientazioni, i personaggi e i dialoghi provenienti da un mito mistico, qui sembravano giustificare solo i fuochi d’artificio. Se la maggior parte dei fans di SW sono stati premiati da inseguimenti stellari, battaglie con spada laser, cattivi in divisa e buoni quasi hippy, mi sento tirato per i capelli (averceli!) a dire la mia. Star Wars non è Star Trek, non tratta di personaggi strambi colorati di blu o con il volto disegnato da un’acne artistica. Il Mito dello Star Wars iniziale era costruito sul misticismo simbolico, svelato nel Grande Schermo a suon di scoppi spaziali ma pur sempre millenario, quello che pervade i Ching, il Tao, i Vedanta, il Mahabarata, per finire fino al cristianesimo de noantri e l’alkemya massonica. Cioè, profondità comprensibile, il gioco dell’allievo e del Maestro, la sottigliezza della Forza e del Lato oscuro, il pregio di una vicenda rituale resa spettacolare nel momento in cui da iniziazione esoterica del prescelto diviene essoterica fra l’esaltazione del grande pubblico: è il cinema, ragazzi! Purtroppo tutto questo del Risveglio disneyano è diventato merchandize di second’ordine, citazione da figurine Panini o addirittura refuso, come facilmente accade ai sequel insistenti. Non pensate che stia parlando male del film in sé: solo che ci ho trovato molto poco del sentiment di Guerre Stellari iniziale, per cui capisco perfettamente il disappunto di Lucas, sebbene tacitato con una buonuscita assai più stellare. Mi verrebbe quasi da dire che se Lucas era La Forza, ora Disney è tiepidamente il Lato Oscuro, la sua ombra spero inconsapevole, ma ci sta comunque tirando dentro le nuove generazioni. È come la tecnologia nuova che riveste un vecchio blasone nel marchio Jaguar ora coreana, come la masturbazione in un uomo sposato di 50 anni, non c’è più la novità, la scoperta dell’eccitazione, l’entusiasmo creativo, la mission, ma solo una frusta routine, l’abitudine della fuga dalla realtà, la scelta della chiusura nel proprio mondo, è confondere il Moulin Rouge con un karaoke del sesso di Bangkok. Vederlo anticipato dai trailer di Superman contro Batman e Capitan America contro Iron Man lo ha messo nella giusta luce, o forse nella giusta parentesi, non troppo in alto cioè, a portata di mano, nello scaffale dei ragazzi accanto alle patatine alla salsa barbecue, aggiungendoci un nuovo cattivo, un nuovo ragazzo avatar del lato oscuro che è stato scelto con i tratti somatici fra il sudamericano e l’arabo.
Tutti i vecchi attori da Harrison Ford ai meno noti sono lì vecchietti però così, per dire ci siamo ancora noi, invece non ci sono affatto, sono solo spettro e lacrima, il ricordo, il profumo, la proiezione sul muro, il videogioco di quello che potrebbe essere, tante sparatorie spettacolari e non c’è una via d’uscita, ma le armi sono sempre cariche e sull’angolo a destra il punteggio scorre perché hai pagato il biglietto. Mi spiace per i Star Warsisti puri, queste operazioni oggi ci vengono propinate a rate e può darsi che negli anni le cose riprendano forma, forse si può dipingere una nuova Gioconda con gli spray sul muro, ma l’anima no, quella se n’è andata con l’All-Be-One-Can-All-Be, il suono evocato, come nella migliore letteratura che non dice ma suggerisce, dal nome dell’umano che ha il coraggio di ricordare che siamo tutti dei.
Sembrerò dispiaciuto ma no, metto solo i paletti dove serve per segnalare il fuori pista, che tanto la neve ormai è uguale per tutti e copre ogni cosa.
Star Wars: Episode VII - The Force Awakens (2015) | |
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Rating: 7.8/10 (987,511 votes) Director: J.J. Abrams Writer: Lawrence Kasdan, J.J. Abrams, Michael Arndt Stars: Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac Runtime: 138 min Rated: PG-13 Genre: Action, Adventure, Sci-Fi Released: 18 Dec 2015 |
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Plot: As a new threat to the galaxy rises, Rey, a desert scavenger, and Finn, an ex-stormtrooper, must join Han Solo and Chewbacca to search for the one hope of restoring peace. |
Mi ha scritto il portavoce dello ZEInst per lamentare una, a dir loro, grave imprecisione riportata nell’articolo: la Jaguar non è stata acquisita dai coreani ma bensì dall’indianissima Tata. La svista, secondo la loro opinione, sarebbe tanto più grave in quanto l’inversione dei ruoli tra Inghilterra e India, da coloni a colonizzati e viceversa, farebbe di questo evento un cardine della geoeconomia.
Verissimo, l’occhio fino dello Zeist non perdona. Per aggiungere al tutto un po’ di suspense, devo ammettere che in realtà non me ne ero curato apposta, gettando lì il primo “coreana” o keiretsu orientale che mi aiutasse a chiarire il senso della metafora, che infatti non cambia. Meglio ancora sarebbe stato all’epoca della prima acquisizione del blasonato marchio inglese da parte di una popolarissima Casa Americana. Organizzazione danarosa contro creatività artistica, placca luminescente contro cruscotto in radica e selleria in pelle Connolly cucita a mano, insomma. Non sfonderei in ulteriori inversioni geopolitiche, perché si aprirebbe un nuovo capitolo e un succoso dibattito vedrebbe felicemente la luce, ma a scuola lo chiamerebbero “fuori tema”. Per pace di ogni rivendicazione di legittima tutela, mi esento dal citare ogni nome di azienda non direttamente coinvolta nel tema. Per rispetto della privacy, glisso anche sul nome del cinquantenne sposato.