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#FEFF18 – Il Diario delle Pecorelle 3D – quarta parte

di il 30/04/2016
 

Ah… Eh… Ah, sì, sta a me.

Ciao raga, se siete in grado di leggere qualcosa, vi racconto una roba.

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Ho visto Apocalypse Child del giovane regista Mario Cornejo. Cioè, c’è quest’isola in Filippinia dove ci hanno girato le scene di Apocalypse Now col colonnello pazzoide Robert Duvall e si dice che una tavola da surf dimenticata dalla troupe abbia dato origine al diffondersi dello sport nell’isola. C’è il protagonista, il figo Ford, surfista provetto, che pare sia il figlio illegittimo di Coppola. C’è la sua ragazza e  la mamma giovane. C’è un amico fratello ricco e la sua promessa sposa. E che fanno? La nostra vita: bonga e spinelli a tutte le ore, si accoppiano, si scambiano le coppie, la mamma si fa pure l’amico del figlio, litigano un po’ ma, alla fine, peace love & freedom per tutti. Uno sballo. Guardatelo e soprattutto, tenete in considerazione la location al posto della solita vacanza a Goa. Unico neo: non ci sono scene di surf. Si vede che il regista era talmente stonato che si è dimenticato di inserirle.

E adesso passo la parola a Dispettina prima che salga l’acido.

dispettina

Ciao affezionati lettori e lettrici.

Anzitutto Apocalypse Child è una palla. Film piacione fatto per i festival che nessuno vedrà mai al di fuori.

Poi voglio parlare dell’horror day, il quasi tradizionale giorno dedicato ai film che fanno paura.

Quale paura?! Tolto il dignitoso esorcista coreano The priest di Jang Jae-Hyun, con originali spunti sincretici e le immancabili dosi di soju, il resto che roba era? The Tag-along del taiwanese Cheng Wei-Hao, faceva dormire. Il giapponese The ineresable di Nakamyra Yoshihiro, fa parte di quel filone nipponico di storie che raccontano altre storie dentro altre storie, verbosi e pallosi come non mai. Senior del tailandese Wisit Sasanatieng, è più una commedia adolescenziale che un horror: caruccio e con tre bei minuti di effetti speciali ma paura zero.

creepy

L’attesissimo Creepy di Kiyoshi Kurosawa è stato una feroce delusione. Un ex detective si trova a indagare sul misterioso caso irrisolto di un’intera famiglia scomparsa. Uno strano e inquietante vicino turba la sua giovane moglie. Le due piste s’incroceranno. Lo spunto è interessante. Molto azzeccata la figura del cattivo che non si vuole sporcare le mani. L’atmosfere cinematografica è quella tipica del regista: plumbea e estraniante. Totalmente irritante è invece la sceneggiatura, completamente farcita da situazioni illogiche e comportamenti idioti da parte dei protagonisti. Nessuna preoccupazione di rendere verosimigliante l’azione. La storia procede senza curarsi della reazione dello spettatore che, per un horror, è un peccato imperdonabile. Ciò che rimane è un esercizio di stile, fine a se stesso e la voglia di avere Kurosawa a portata di mano per riempirlo di cacca. Se il nostro amato pastore non ci avesse vietato, quest’anno, di diffondere pallette per il teatro (ha ricevuto una diffida), avremmo trasformato la sala in una cloaca.

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L’ultimo speranza era The silenced del coreano Lee Hae-Young, misteriosa vicenda, ambientata in Corea durante l’occupazione giapponese, che ha per protagonista un collegio femminile dove vengono portate ragazze con gravi problemi di salute. Molto stiloso, nella fotografia e nell’ambientazione, il film si mantiene interessante fino a quando, purtroppo ben presto, non capiamo che le sparizioni e il sangue hanno a che fare con le cure mediche che le ragazze ricevono. Tutta la seconda parte, tinta di sci-fi, è scontata e priva di appeal, come le nudità all’ospedale. Ma è così difficile avere idee originali anche in Corea?

Sorvolo sull’ultimo film della giornata, quel Keeper of Darkness di cui, molto più a ragione, a parlato Soapina, come film sentimentale.

Nota per gli organizzatori: o sopprimete l’horror day o cambiate responsabile della programmazione.

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