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Appunti assolutamente criticabili sull’opera omnia di Checco Zalone

di il 25/12/2016
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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

Che cazzo ci fa Zalone sulla Cricchetta?!

 

La gola sta meglio. Dopo anni di accumuli nefasti, i tumori del quotidiano stanno sparendo. Si staccano vecchi e secchi, cadono nel cesto dei dolori passati, quando fino a poco fa succhiavano gioia gonfi di sangue. Sento guarire malattie che non sapevo di avere. E tutto questo solo fermandomi. L’immobilità evita di battere continuamente l’unghia incarnita sul bordo di un letto anonimo, arido e sfondato.
Quale momento migliore quindi per sopportare i fendenti di una filmografia ignobile come quella che ha fatto la felicità dei botteghini italiani negli ultimi anni? Quella dell’uomo più importante del cinema de noialtri, riconosciuto di recente come il Salvatore della settima arte nostrana anche da esponenti politici di rilievo? Uno che anche chi lo produce si vergogna di far conoscere all’estero?

Perche? Forse per sfida, per dimostrare a me stesso ancora una volta che sono capace di giocare su tutto, essere leggero, saper ingurgitare anche la spazzatura ed avere il talento di rielaborarla in maniera creativa. Volevo poi verificare se l’italiano medio fosse ancora cosi facilmente abbindolabile, chiuso nel suo guscio fatto di TV, famiglia, noia, alcol e lavoro, senza una passione e senza una cultura che non sia scolastica.

Mi chiedo, il Cabaret al cinema è legittimo? E il fare successo con copia-incolla sistematici della stessa formula condita di buonismo marcito sessant’anni fa e stereotipi su meridionali, carabinieri, statali ed arabi che farebbero la felicità della rubrica “Risate a denti stretti”?
Man mano che scorrono le immagini dei quattro film del nostro eroe mi convinco che la qualità sia in crescendo, anche perchè negli ultimi non prova più nemmeno a simulare che non siano palesemente destinati ad anziani fragili ospedalizzati e ragazzini sovrappeso, quindi mi son sentito via via sempre meno preso in giro o, magari, semplicemente, avanzando in questa maratona funesta mi sono abituato: dopotutto, stamattina, al mercato del pesce, nel giro di dieci minuti ho smesso di sentirne l’odore nauseabondo, ma non per questo non ne ero avvolto e contaminato. Ci si abitua a tutto insomma e, dopo un po’, anche questi film di merda fanno meno male.
Zalone racconta sempre la stessa storia, quella del terrunciello alla riscossa, presentata e raccontata sempre allo stesso modo. I vecchi cliché – che facevano ridere nel dopoguerra – oggi sono il vissuto di un microcosmo italiano non rappresentativo. Insultano lo spettatore, che ride in sala per abitudine, perché è andato li per fare quello, ben ammaestrato dalla TV.
Chi pensa che Checco sia divertente, ha amici tristi.
L’esistenza stessa di questa cinematografia è determinata dalla virulenta ignoranza nostrana: un paese che va in panico mediatico (veicolato e a tempo determinato) per una virgola come la Zika brasiliana ma non bada alla più grave epidemia che lo ammala dagli anni 80: la cultura televisiva.
Oggi dobbiamo fare i conti con Zalone, coi pervertiti che seguono in TV le vicende di ragazzine morte violentate e con nonne impaurite dal pensiero che i terroristi-negri-extracomunitari-marocchini-rumeni mettano una bomba nella loro villetta a Bojon (VE) ma, prima o poi, torneremo al coraggio dell’intelligente commedia di Fellini. Io non ho speranza, ho fede (cit.)

face on view of retro television

Detto ciò, una cosa è certa: detesto prendermi sul serio, quindi, diciamolo, io e Zalone, dopo tante ore passate assieme, siamo praticamente amici. E so che è uno sensibile, con dei sentimenti. Mi ha pure fatto tenerezza quando nel suo secondo film, per riprendersi un po’ di quello che i suoi compagni delle medie gli hanno tolto (le prese in giro, le offese, l’essere messo in disparte) abbia pensato di scritturare una spalla comica ancora più brutta e nerd di lui. Un attore tanto sfigato da far sembrare lui un duro, navigato, tamarro di provincia. Checco, ora hai i soldi, quella brutta pagina della vita è finalmente finita! Dai che ce l’hai fatta.
Insomma, a quel brutto anatroccolo gli voglio bene, mi ripugna solo quello che rappresenta per la settima arte e odio che il suo vecchio quanto legittimo messaggio d’ignoranza raggiunga così tante persone, peggiorando in questo modo una cultura italiana già bassissima. Detesto anche la noia con cui mi ha mortificato durante la visione di questi suoi lunghi telefilm da quattro soldi. Vederli è stato come passare una giornata intera davanti la TV, cioè una delle peggiori torture che mi si possano infliggere. Al confronto la Disney sembra l’università. In una parola: mediocrità, un po’ come le Spice Girls o i Take That, cioè progetti che raggiravano furbescamente l’intelligenza, creati per far cassa. Anche lui, come gli altri, verrà spremuto in pochi anni, si arricchirà e chi s’è visto s’è visto, inghiottito dallo show business.
La colpa non è sua, è della macchina da guerra commerciale, la stessa che ha sollevato lo tsunami mediatico in grado di travolgere anche persone che mai si sarebbero avvicinate ad opere cosi basse. Gente che dal leggere L’Idiota di Dostoevskij è passata a chiedermi di accompagnarla al cinema a vedere “Quo Vado?”.
Questo è imperdonabile.
La libertà di fare tutto quello che la legge permette (come ad esempio raggirare e infarcire d’immondzia per fare soldi) è un’irrinunciabile conquista dell’epoca moderna. Per questo voglio che Zalone, come Pieraccioni o Aldo Giovanni e Giacomo (sono tutti lo stesso prodotto rimarchiato) possano continuare a fare quello che vogliono, ma occorre anche che qualcuno si dispiaccia dei risultati.

In definitiva, questa mia sperimentazione ha avuto successo? Ho sprecato tempo? Sono ancora in grado di nuotare in fiumi di merda senza affogare?
Quasi,
però poteva andare peggio: potevo ad esempio innamorarmi della comicità di Zalone e ritrovarmi scimmia umanoide filoguidata alla soglia dei quaranta.
Sto bene, si, ma stavo meglio prima, perché restano i mostri della testa, come ad esempio il successo milionario del Checco nazionale, il labirinto dei dolori irrisolti, le ossessioni, le cattive abitudini e i rimpianti.
Ma son nemici che si affrontano meglio senza dolore fisico. Quindi addio, Zalone

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