Ho visto tutti i film di Marco Berger, lo adoro proprio.
La sottile mistura di innocenza e sensualità che pervade ogni sua pellicola mi ha sempre catturato: cose non dette, scopate non fatte, complicità che non si sa mai bene dove vada a finire. Ma allo stesso tempo personaggi ben costruiti, collocati nella contemporaneità, non macchiette per visioni pruriginose, un equilibrio difficilissimo da ottenere che schiva il rischio di diventare volgare o banale.
Questo film però mi ha impressionato meno.
Nove ragazzi passano le vacanze a casa di uno di loro e, tra i nove che si conoscono da una vita, c’è German. Berger non si risparmia: tutti sempre a petto nudo o sotto la doccia, zoomate su pacchi e cazzi mostrati un po’ ovunque. Una sovraesposizione che smorza la tensione erotica che c’è tra Fer e German, compagni di Teakwondo. In questo marasma di nudo omosessuale si dirama Leo (bellissimo l’attore, tra l’altro) un personaggio atipico che non si capisce se sia gay o cosa col suo carattere meschino ed incazzato. Il resto della compagnia fa da contorno, con divertenti stereotipi sugli etero quando sono insieme senza donne: calcio, calcio, Playstation, risse per un nonnulla, calcio, racconti di prodezze sessuali e tutti ammassati se arriva una donna alla porta.
Il climax è il solito del regista argentino: estate, corpi spogliati, vicinanza tra etero poco chiare. In questo film però manca il suo solito ritmo (anche se in certi punti è davvero divertente ed eccitante). Pensavo che dopo Hawaii, ci sarebbe stato un salto di qualità o almeno qualche cambiamento di ambientazione ma la fotografia, le luci, la tecnica sono sempre comunque all’altezza sfiorando la perfezione.
In ultima menzionerei gli attori, davvero per tutti i gusti, bellissimi, bellissimi di una bellezza spontanea, e anche parecchio bravi a recitare con semplicità.