Parto --> invecchiamento --> morte --> zombie
Venezia, agosto 2017, son passati altri trecentosessantacinque giorni e la Cricchetta del cinemino (parlar dei cazzi propri con la scusa dei film) ha ora l’età per andare in asilo, avvizzita da un anno in più o uno in meno, a seconda della nevrosi. Non tutti gli anni invecchiano. Buon compleanno stronzetta snob digitale! Festeggiare il compleanno significa festeggiare il parto, ovvero la figura universale della madre, ma la Cricchetta una mamma non ce l’ha: è nata da un’orgia tra cinque reietti infetti senza profilattico, tutta gente che se ha un euro in tasca e deve decidere tra il farsi una birra o incellofanarsi quello schifo grinzoso li, beh, piuttosto rischia. Cosi, l’unica cosa che rimane da festeggiare è l’invecchiamento, cioè la più incorruttibile ineluttabile nefanda maledizione esistente; colpisce ricchi e poveri, potenti e schiavi, anche il piccolo Adolf compiva gli anni. In questo senso è anche la più marxista, fricchettona e proletaria tra le tragedie umane. Non ci si può far niente, 1) i peli si spostano dalla testa al naso 2) aumenta la produzione di catarro da raschiare dalle profonde cavità interiori 3) si beve tanta acqua, si indossa il cappello e si evita di uscire nel primo pomeriggio d’estate 4) si fa comitiva alle poste 5) la sopravvivenza è garantita dalla quotidiana assunzione di mix alcolici fuori tempo massimo come Fernet branca Biancosarti Palline zigulì Cynar China martini Vov Zabov Amaro montenegro Cedrata tassoni Liquore strega Sambuca averna Petrus Gassosa Amaro don bairo Brillanina linetti Vecchia romagna e Rabarbaro zucca 6) in ultima si guardano passivamente ma assiduamente sia La signora in giallo che Affari tuoi e, nei casi più gravi, entrambi in una stessa serata.
Povera Cricchetta, alla fine la vecchiaia è tutta qui.
E il resto di quell’oceano di dettagli e sfumature che ci contraddistingue come gruppo? (si chiederanno i più anziani) Tipo bocca secca e alzarsi presto per far tutto subito e poi restare ad annoiarsi fino a sera? Son solo inezie, tutte comunque riconducibili alla morte (grazie, prostata!), non ha senso preoccuparsene visto che se c’è lei il cervello non funziona e se il cervello funziona lei non c’è. Morte e preoccupazione insomma non possono coesistere in una stessa linea logica, e la Cricchetta è razionalità pura, si sa. Resto quindi fermo su quei sei punti principali: le colonne portanti della terza età. Ricordo che 75 diviso 3 fa 25, non 50, parlo a te calvo panciuto che spari puttanate tipo: “mezza età” (***).
Un altro anno è passato anche per me, dandy sfregiato, ne sto per compiere settecento, ma me ne sento almeno mille, il mondo a cui appartengo esiste solo nei ricordi. Se guardo al presente capisco di essere ormai un ospite dell’esistenza al servizio di chi ha bisogno della mia esperienza (preferibilmente sedicenni russe anoressiche a buon mercato). Sono talmente decrepito che per tirarmi su non mi rimane che guardare film antichi quanto me e, quindi, vai con questo gioiellino sui morti viventi retrò! Cade a fagiolo dopo aver tanto parlato di vecchiaia e morte.
Gli zombie di Lenzi sono bruciati dalle radiazioni, furbetti e velocissimi. Vivono in un mondo di completi in velluto marrone, toppe sui gomiti, basette folte, riporti miracolosi, molari farciti e baffi batterici che crescono a fatica tra vecchie briciole di pane incarnite. Dei veri duri insomma, hanno poco da dire che il baffo faccia effeminato! Dal numero di camicette strappate + scene di nudo gratuito, Incubo sulla città contaminata potrebbe rientrare tranquillamente nella mia adorata categoria Film-Tette®. Ed è uno dei tanti cult italiani che fa venire polluzioni notturne a Tarantino ancora oggi. Si serpeggia che abbia perso la verginità proprio con Lenzi quando era quasi maggiorenne, per questo a volte lo chiama Maestro e a volte lo chiama Amore. Ma qui lo dico e qui lo nego.
Nonostante il magrissimo budget di produzione, il regista usa bene le sue carte con un inizio a sorpresa, una recitazione non troppo imbarazzante e un paio di asportazioni di capezzoli e occhi vecchia scuola.
Poi purtroppo si perde in dialoghi infantili – vagamente new age – situazioni risibili, trash puro e in una divertente glorificazione dell’eroe comunista che da giornalista integerrimo diventa guerrigliero esperto.
Nell’ultimo quarto d’ora però il film rinsavisce miracolosamente e tutta la scena al Luna Park è grande cinema. Applausi entusiasti a quattro mani in salotto per il finale in cui ricicla spudoratamente cinque interi minuti (5!) di girato già mostrato in precedenza per concludere con un ingenuo e tenerissimo: “L’incubo diviene realtà”. Non “diventa”, “diviene”.
Mi sono divertito parecchio, peccato non essere stato ancora più sbronzo. Consiglio una pillola di Lenzi una volta al mese …contro il logorio della vita moderna!
Ne ho goduto perché sono vecchio ma non sono morto, la carne protegge, contiene e àncora ancòra questo mio spirito inadeguato, mi relaziono col mondo, non mordo la gente e soprattutto reagisco agli stimoli esterni. Non come gli Zombie Veri®, quelli che passeggiano in centro con un aspetto orribilmente sessuale e moscio, che raggiungono il massimo dell’orgasmo nei preamboli, a casa, quando si vestono davanti allo specchio.
Vecchi, morti e zombie camminano tutti intorno a noi, la gente è pericolosa, lo sa bene Lenzi:
“L’incubo diviene realtà”
*** In una società basata sull’economia la prima età è quella in cui consumi con la promessa di produrre, la seconda è quella in cui produci, la terza è quella in cui consumi perché hai prodotto. Non so se mi fa più male questo o vedere i cinquantenni pelati con camicia bianca scarpe lucide a punta e jeans nei locali di tendenza. E’ una bella gara