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#Cannes2018 – GIRL di Lukas Dhont

di il 09/10/2018
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Normalmente l’ingresso in sala – qui a Cannes – è di una puntualità rigorosa (come l’orario di inizio delle proiezioni), mentre per questo film, dopo un quarto d’ora dall’inizio previsto, siamo ancora tutti fuori al freddo. Inizio a pensare che ci sia qualcuno di importante dentro anche se questa è una sala secondaria. Si palesa Wim Wenders, attorniato da una corte adorante, tutto tronfio con signore in splendidi abiti da sera tutte attorno a lui, quasi un semidio. Guarda a destra e sinistra con vanità. Chissà se quando faceva i film in cui gli attori cagavano in scena si immaginava un futuro così borghese e scintillante. Forse lo desiderava? Oppure come diceva Aldo Busi “sarebbe facile morire, sono costretto a vivere per darvi delle opere meravigliose da leggere”.

Fortunatamente assistiamo poi ad un delicato film sul cambio di sesso di un giovanissimo.

Si dirà “Oh no, ancora un fil sul gender? Un’altra volta?

La sorpresa qui sta proprio in questo, nell’essere completamente atipico, niente bullismo, niente fughe da persone che ti vogliono picchiare, niente fughe da casa. Lara (già Victor) ha 16 anni e sta iniziando il trattamento per l’operazione di cambio di sesso, vive col padre e il fratellino Milo (la madre non verrà mai nominata). Entrambi sono totalmente solidali con lei, il papà partecipa addirittura alle visite mediche e segue tutti i passi della trasformazione.
Lara ha un sogno: diventare una ballerina classica. Lo era già prima del cambiamento e desidera continuare a danzare anche da ragazza, cosa per niente facile considerata la struttura fisica che sta acquistando con l’adolescenza. Ad un certo punto cerca un accelerazione nel cambiamento, vorrebbe che gli ormoni facessero subito effetto e il regista è bravissimo a far vivere al pubblico questa fretta assieme a lei.

La tranquillità e la rilassatezza con cui amici e familiari accettano la cosa, la perfetta integrazione all’interno della scuola (non dimentichiamo che il film è ambientato in Olanda) rende questo film di una tenerezza vera, priva di malizie o morbosità. Evidenzia quanto la vita di Lara possa assomigliare alla vita di tutte le ragazzine della sua età, con metro da prendere, lezioni di danza, le prime cotte o gli scherzi con le amiche. Sentendosi sempre un po’ fuori posto, ma chi non lo si sente a quell’età?

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