Date le star che cantarono al ‘Live Aid’ nel 1985, una riproposizione odierna vedrebbe opporsi anche i bambini africani più denutriti.
Lo dico senza scusarmi e senza premesse: Bohemian Rhapsody non è né un film, né un documentario, né un musical: è un mausoleo dove viene venerata la memoria di un grande e dove i fan vanno un po’ ad omaggiarlo e un po’ a risentirsi giovani. Se lo si potesse valutare nel genere mausoleo assieme a quello Galla Placida e Cecilia Metella, magari si potrebbe dire che è un bel lavoro, ma come film, ahimè, è piuttosto debole.
Apriamo una parentesi, non mi importa nulla se delle parti sono romanzate o se Mercury ha appreso della malattia prima o dopo il Live Aid: è proprio l’impianto narrativo del film ad essere debole. Per tre quarti racconta la genesi delle canzoni più famose: Brian May pensa ad un modo di coinvolgere il pubblico e nasce ‘We will rock you’, Freddie Mercury ama la sua compagna e nasce ‘Love of my life’. Per il rimanente quarto si parla delle vicissitudini del protagonista, ma senza mai raggiungere quel livello introspettivo che avrebbe potuto rendere il film interessante. I registi avevano preso una decisione molto netta: celebrare, celebrare e celebrare. Può essere che di fronte a tanta forza creativa non si possa far altro che celebrarne i momenti? Magari sì, ma in tal caso, come pubblico non venerante, si può stare tranquillamente sul divano ad ascoltare un disco. Questa impostazione, a mio avviso perdente rispetto a quello che sarebbe potuto essere un film sui Queen, è tenuta in piedi da una puntigliosa ricerca della somiglianza tra gli attori e i personaggi reali, dal proporre ambientazioni e gesti sorprendentemente simili agli originali. Credo che su RAI 1 questo format si chiami “Tale e quale show”, anche se amo ricordare in questa sede “Re per una notte” dell’intramontabile Gigi Sabani:
“Ed ora, Ben Hardy, alias Angel di X-men, interpreta Roger Taylor”, fumo, pedana che gira e tadaaa…
L’unico messaggio da portare a casa è che, date le star che cantarono al ‘Live Aid’ nel 1985, una riproposizione odierna vedrebbe opporsi anche i bambini africani più denutriti.
riporto il commento che uno spettatore ha condiviso con me: “alla fine xe un film de recioni”