Rodrigues riesce ad incantare un’altra volta: partendo da una normale gita di un ornitologo, arriva a trasformare la storia in un viaggio nella natura interiore del protagonista, che si trova a ripercorrere le vicissitudini e le esperienze di Sant’Antonio da Padova (portoghese di nascita anch’egli).
Alternando visioni mistiche a sensualità terrena, il regista crea ancora un film che è l’insieme dei temi a lui più cari: il doppio, il sesso, la solitudine, l’emarginazione, la spiritualità legata ad una iconografia sempre presente. Come in ogni suo film i dialoghi sono ridotti all’osso, talvolta deliranti. Le svolte sessuali sono descritte minuziosamente, senza censure o vergogna.
Fernando è interpretato dall’attore Paul Hamy, ex modello di una fisicità statuaria, incarna perfettamente l’ideale della bellezza tormentata. L’aria sognante in un corpo scolpito crea un effetto stridente di santità. Il protagonista nel suo cammino incontra Jesus (simbologia manifesta), che lo seguirà in una radura irta di pericoli e rivelazioni, quasi sempre surreali (strepitoso l’incontro che le due cinesi cattoliche, smarrite nel cammino verso Santiago di Compostela).
La fotografia è come sempre perfetta, in questo caso anche aiutata da un paesaggio naturalistico eccezionale.
Film faticoso, sublime e, come i precedenti, totalmente onirico, legato, anche dal titolo a O Fantasma, primo film di successo di Rodrigues, dove ritroviamo la solitudine e l’esilio volontario da un mondo complicato e nemico. Anche se, rispetto al primo, O Ornitologo risulta meno disperato.
Questo festival non poteva finire con un film migliore.