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#BiennaleArte2024 – La Biennale di Venezia – Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere- I premi della 60. Esposizione Internazionale d’Arte

di il 22/04/2024
 

Venezia, 20 aprile 2024 – La Giuria della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, composta da Julia Bryan-Wilson (USA), Presidente di Giuria, Alia Swastika (Indonesia), Chika Okeke-Agulu (Nigeria), Elena Crippa (Italia), María Inés Rodríguez (Francia/Colombia)ha deciso di attribuire così i premi ufficiali:

 

Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale

AUSTRALIA

kith and kin

Commissario: Creative Australia

Curatore: Ellie Buttrose; Espositore: Archie Moore

Sede: Giardini

Una menzione speciale attribuita alla Partecipazione Nazionale

REPUBBLICA DEL KOSOVO

The Echoing Silences of Metal and Skin

Commissario: Hana Halilaj, National Gallery of Kosovo

Curatore: Erëmirë Krasniqi; Espositore: Doruntina Kastrati

Sede: Museo Storico Navale della Marina Militare Riva S. Biasio, 2148

 

Leone d’Oro per il miglior partecipante alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte

Mataaho Collective

(Fondato a Aotearoa, Nuova Zelanda, 2012. Con sede a Aotearoa, Nuova Zelanda)

 

Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte

Karimah Ashadu

(Londra, UK, 1985. Vive ad Amburgo, Germania e Lagos, Nigeria)

 

La Giuria ha inoltre deciso di assegnare due menzioni speciali ai partecipanti:

 

Samia Halaby

(Gerusalemme, Palestina, 1936. Vive a New York, USA)

La Chola Poblete

(Mendoza, Argentina, 1989. Vive a Buenos Aires, Argentina)

La cerimonia di premiazione è avvenuta oggi 20 aprile 2024 a Ca’ Giustinian. Su proposta del Curatore della 60. Esposizione, Adriano Pedrosa, il Leone d’oro alla carriera è stato attribuito all’artista brasiliana (italiana di nascita) Anna Maria Maiolino e all’artista turca (residente a Parigi) Nil Yalter.

 

LE MOTIVAZIONI

I premi della Giuria internazionale sono assegnati con le seguenti motivazioni:

 

Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale all’Australia:

In questo quieto padiglione di grande impatto, Archie Moore ha lavorato per mesi per disegnare a mano con il gesso un monumentale albero genealogico della First Nation. Così 65.000 anni di storia (sia registrata che perduta) sono iscritti sulle pareti scure e sul soffitto, invitando gli spettatori a riempire gli spazi vuoti e a cogliere la fragilità intrinseca di questo archivio carico di lutto. In un fossato d’acqua galleggiano i documenti ufficiali redatti dallo Stato. Risultato dell’intensa ricerca di Moore, questi documenti riflettono gli alti tassi di incarcerazione delle persone delle Prime Nazioni. Questa installazione si distingue per la sua forte estetica, il suo lirismo e la sua invocazione per una perdita condivisa di un passato occluso. Con il suo inventario di migliaia di nomi, Moore offre anche un barlume alla possibilità di recupero.

 

Una menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Repubblica del Kosovo:

Piccola ma potente, l’installazione di Doruntina Kastrati fa riferimento al lavoro industriale femminilizzato e all’usura del corpo delle donne lavoratrici. Facendo riferimento sia ai gusci di noce utilizzati nelle delizie turche prodotte in fabbrica, sia alle parti mediche utilizzate per sostituire le ginocchia delle operaie logorate dalla produzione di questi dolciumi, le eleganti sculture di Kastrati invitano i corpi degli spettatori a interagire con loro. Un paesaggio sonoro vibrante viaggia attraverso il pavimento, risuonando sia nelle nostre ossa che in un’arena più ampia di attivismo femminista.

 

Leone d’Oro per il miglior artista all’Esposizione Internazionale Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere Mataaho Collective:

Il Collettivo Maori Mataaho ha creato una luminosa struttura intrecciata di cinghie che attraversano poeticamente lo spazio espositivo. Facendo riferimento alle tradizioni matrilineari dei tessuti, con la sua culla simile a un grembo, l’installazione è sia una cosmologia che un rifugio.  Le sue impressionanti dimensioni sono una prodezza ingegneristica che è stata resa possibile solo dalla forza e dalla creatività collettiva del gruppo. L’abbagliante modello di ombre proiettate sulle pareti e sul pavimento rimanda a tecniche ancestrali e fa pensare a usi futuri delle stesse.

 

Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante all’Esposizione Internazionale Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere a Karimah Ashadu:

Karimah Ashadu, con il suo video Machine Boys e la relativa scultura in ottone, Wreath, stravolge le ipotesi di genere sullo sguardo e su ciò che è considerato appropriato commemorare. Con un’intimità bruciante, cattura la vulnerabilità di giovani uomini provenienti dal nord agrario della Nigeria, emigrati a Lagos e finiti a bordo di mototaxi illegali. La sua lente femminista è straordinariamente sensibile e intima e cattura l’esperienza subculturale dei motociclisti e la loro precarietà economica. Montato con maestria per mettere in evidenza e criticare sottilmente la performance della mascolinità in mostra, il video rivela l’esistenza marginale dei motociclisti attraverso l’attenzione sensuale dell’artista alle superfici della macchina, della pelle e della stoffa.

Due sono le menzioni speciali attribuite quest’anno ai partecipanti:

Samia Halabyartista, insegnante e attivista di lunga data che la giuria desidera onorare con una menzione speciale. Il suo impegno nella politica dell’astrazione si è sposato con la sua costante attenzione alla sofferenza del popolo palestinese. Il suo dipinto modernista, intitolato Black is Beautiful, splendidamente reso nel ‘Nucleo Storico’ di Foreigners Everywhere, suggerisce non solo la sovranità dell’immaginazione, ma anche l’importanza delle solidarietà globali.

La Chola Poblete si impegna con un certo umorismo in un lavoro critico sulle storie di rappresentazione coloniale da una prospettiva trans-indigena. La sua arte polivalente – che include acquerello, tessuto e fotografia – resiste all’esotizzazione delle donne indigene, mentre sottolinea il potere della sessualità. Approccia l’iconografia religiosa occidentale e le pratiche spirituali indigene con un tocco trans e queer, invertendo le relazioni di potere con opere che fanno riferimento alle conoscenze ancestrali del Sud America.

La 60. Esposizione apre oggi le porte al pubblico.

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