Cari cari cari affezionatissimi lettrici, lettori e simpatizzanti.
Siamo tornate!
Vi siamo mancate? Sì, lo so. Siamo state un po’ assenti, ultimamente ma non per colpa nostra. Ci siamo dovute mettere in proprio. Il nostro pastore, sempre più vecchio e bilioso, era diventato anche apatico e ultimamente ci portava a vedere solo scavi. Abbiamo rilevato pertanto l’azienda cino-agricola ed eccoci qui, in formazione ridotta.
Inizio io, Tiomkina, a raccontare il sempre elettrizzante festival, con la sua atmosfera di festa e il suo fascino popolare e cool.
Sabrina, la Regina Madrina Animatrice Selezionatrice Anima Motore Icona (gay e non) della manifestazione ha sfoggiato, per la presentazione, un favoloso abito da sera rosso, stile Violetta Valery, che ha strappato ovazioni, belati e ruggiti maschili.
Peccato che i ruggiti del film di esordio, The Tiger, del coreano Park Hoon-Jung, siano stati l’unico elemento vagamente verosimile del racconto ambientato in Corea durante l’occupazione giapponese. La storia, più o meno, eccola qua: una montagna, delle tigri, dei cacciatori e una tigre achabiana che distrugge tutto e tutti, fino alla catartica resa dei conti finale col vecchio cacciatore che l’aveva risparmiata quand’era cucciolo. Dopo i primi venti minuti l’interesse del racconto finisce e restano solo altre due ore di bosco, ruggiti, colpi di fucile e brutti effetti speciali ad ammorbare l’animo dello spettatore. La sceneggiatura è assurda e prolissa, piena di momenti di comicità involontaria. La regia è visibilmente impacciata dalla difficoltà di gestire gli effetti speciali legati agli animali. Gli attori fanno del loro meglio ma le lunghissime enfasi sui momenti drammatici vanificano ogni sforzo, mentre noi che le subiamo speriamo solo che un artiglio ponga pena ai loro patemi. Inguardabile e soprattutto, inascoltabile la colonna sonora di Jo Yeong-wook ancora più tronfia, se possibile, delle pretese epico mistiche del film. Nerina furiosa.
Non va molto meglio col film seguente, l’atteso Trivisa del trio hongkonghese F. Hui, J. Au e V. Wong. Produce Johnnie To, si parla di thriller, ci aspettiamo minimo un nuovo Dante Lam. E invece c’è una storia poveramente raccontata di delinquenti che si spostano dal Mainland a Hong Kong. Più di metà pecorelle dormono al primo fiotto di sangue elettronico. L’ambientazione notturna e piatta e la mancanza di uno stile qualsiasi danno il colpo di grazia.
Unica nota positiva della serata, dopo il vestito di Sabrina, i Chupa Chups che un’anima bella ha voluto farci ruminare per sedare i belati di malcontento.