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#FEFF21 – Every Day a Good Day di Omori Tatsushi

di il 07/05/2019
 

“Vado al FEFF perché mi piacciono I film brutti”, si è sentito dire da qualcuno nell’atrio del Teatro Giovanni da Udine.

Every Day a Good Day” di Omori Tatsushi è sicuramente un film brutto. Una regia fatta di siparietti, la fotografia appena poco più curata di una ripresa col cellulare, una trama in cui non succede nulla.

Eppure, per la prima volta in modo così esplicito, delicato e intenso, troviamo descritto il rapporto esclusivo e intimo tra un Maestro spirituale e il suo allievo, in questo caso declinato al femminile.
La protagonista, Noriko (Haru Kuroki), non ha particolare interesse per la cerimonia del tè. Spinta soprattutto dalla cugina, entra in contatto con la Sensei Takeda (Kirin Kiki), un’anziana signora che le introduce a questa antica tradizione senza nessuna enfasi, titoli o pomposità. L’accoglienza e gli insegnamenti sono all’insegna della massima famigliarità e, al contempo, del più stretto rigore. Tutti i gesti, dal modo corretto di piegare il tovagliolo sino all’angolo della tazza da mostrare al cerimoniere quando si gusta il tè, sono codificati e devono essere eseguiti in modo perfetto. Nella continua ripetizione del rituale, il corpo impara a muoversi da solo, entra nella forma e consente alla mente di entrare in armonia con l’attimo e il Tutto.
Questa sintesi è mia.
Quello che meraviglia in questo film, infatti, è la sua laconica profondità. Come la protagonista, entriamo e capiamo a poco a poco di trovarci coinvolti di qualcosa di essenzialmente spirituale ma senza che questo sia in alcun modo verbalizzato o razionalizzato. Conformemente a ogni percorso iniziatico, la discepola si trova di fronte agli ostacoli e alle prove della vita quotidiana: il suo ragazzo la lascia, un’allieva più giovane e più dotata la getta nello sconforto, la mancata applicazione di un puntuale insegnamento della Sensei le fa perdere un momento importante della sua vita. La perseveranza e la pratica, sotto il conforto vigile della sua guida, donano alle vicissitudini dell’allieva un senso e un posto, armonicamente perfetto, all’interno del divenire. Noriko impara ad ascoltare i suoni della natura, a prestare attenzione ai ritmi e ai mutamenti delle stagioni, a riconoscersi parte di questo processo e, dopo un satori non mostrato e, se possibile, inconsapevole, a diventare essa stessa Maestra della cerimonia del tè, per imparare ancora di più insegnando, come le dice Takeda, promuovendola.

Every Day a Good Day” è sicuramente un film unico e straordinario. La regia è totalmente al servizio di quanto vuole mostrare, senza sbavature o personalismi. La fotografia, con la sua neutralità calda, evidenzia meglio la semplicità meravigliosa della ritualità. La trama è un piccolo manuale Zen, il diario di un percorso iniziatico come, a memoria di chi scrive, non se ne erano mia visti sullo schermo.

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