You & me & me di Wanweaw Hongvivatana
Nel video introduttivo al film, le registe gemelle tailandesi promettono una narrazione della “gemellanza” verosimile e non stereotipata. Quindi, pensiamo con un sospiro di sollievo: finalmente non assisteremo ad improbabili scambi di identità per superare gli esami scolastici, nessun prevedibile scambio di accessori per confondere il fidanzatino di turno, nessuna osmosi telepatica per cui quando una sta male, succede anche all’altra. E invece.
Evidentemente, non conosciamo la filmografia ‘teen-tween’ tailandese tradizionale.
Consigliato, sotto i 12 anni
HOME COMING di RAO Xiaozhi
Questo film, anche tramite le parole dello stesso protagonista, ci insegna che:
1) I funzionari africani sono biondi e con gli occhi azzurri.
2) La Cina non interferisce negli affari interni delle nazioni africane.
3) Per i fratelli connazionali di Taiwan, i cinesi son disposti a sacrificarsi fino a morire.
4) La Cina in Africa costruisce ospedali, strade e scuole per il suo buon cuore.
5) La Cina, agli occhi della comunità internazionale, ha l’immagine di un paese responsabile.
6) Non si smette mai di imparare.
Mancavano (forse) solo le telecamere nascoste per controllare chi applaudiva e chi no a fine proiezione.
Film di propaganda.
CONVENIENCE STORY di MIKI Satoshi
Siamo entrati in sala in punta di piedi per vedere un B-Movie giapponese, scritto da uno dei collaboratori del Festival, con la paura di disturbare un evento privato. Un po’ come quando t’imbuchi a una festa di parenti di amici che non conosci.
Pur essendoci un’idea di base, magari anche geniale, manca una storia capace di sorreggerla: le trovate artistiche sono importanti, certo, ma interessare il pubblico, minuto per minuto, per un’ora e mezza è tutto un altro paio di maniche. Nel suo (molesto) tentativo di apparire originale ad ogni costo, diventa invece confuso, lento, sbiadito e poco avvincente/attraente. Da vietare dopo un pranzo pesante.
Temo abbia voluto mirare, sbagliando il colpo, ad un cinema d’alto bordo, visionario e onirico (David Lynch) che evidentemente non è nelle corde del regista.
EVERYPHONE EVERYWHERE di Amos WHY
Una forte dichiarazione d’amore per la Hong Kong di venticinque anni fa, cantata con una serenata purtroppo un po’ lunga e senza idee sensazionali, ma quale serenata ha idee nuove? Si era più giovani, più ingenui, più liberi.
Venticinque anni dal passaggio alla Cina, e si sentono tutti.
FULL RIVER RED di ZHANG Yimou
Il Far East Film Festival si gioca la prova costume con l’opera del prolifico e pluri-premiato regista Zhang Yimou. Come il genere richiede, il velocissimo spiegone iniziale ci catapulta nel dodicesimo secolo, in una Cina impegnata con le guerre tra le dinastie Jin e Song.
Tuttavia, il film non induge in epici combattimenti e patriottici spargimenti di sangue. Nella parte iniziale ci intrattiene con una buona dose di umorismo, a tratti farsesco, con intermezzi di musica punk cinese che scandiscono la narrazione senza appesantirla.
Arriva poi il momento degli intrighi, tanti intrighi, alternati a coltellate e colpi di scena, tanti colpi di scena: una lunga e ben girata introduzione al finale memorabile. Negli ultimi minuti la pellicola cambia tono e spara a mille sullo spettatore tutta l’epicità e il patriottismo che fino ad allora parevano solo di contorno.
Consigliato ma Raggelante.
Finisce qui il Diario dei ricordi Vintage e stiamo già pregustando il Nuovo Imminente Sfolgorante Udine Far East Film Festival 2024