Abbiamo fatto due chiacchiere informali con Mikol, eletta anima gemella eterna della redazione tutta, che cura le relazioni con la Cineteca e la programmazione del calendario delle proiezioni, e Gianluca della sezione danza del Gender Bender di Bologna: il festival internazionale che presenta al pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea legati alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale.
Il nostro Adelio, nel giorno del suo compleanno, dopo tre vodka tonic, a pochi giorni dal trasformarsi definitivamente in Beyoncè, si è accomodato in quel de Il Cassero-LGBT center di Bologna ed ha formulato tre sinouse domande in punta di piedi:
Adelio (Cricchetta del Cinemino): Pensate che il Gender Bender abbia cambiato la fisionomia di Bologna?
Gianluca: Penso abbia preso parte al processo di crescita e sviluppo della città. Con il suo approccio di darti uno schiaffo ed una carezza allo steso tempo ha contribuito – assieme ad altri soggetti – a portare un determinato linguaggio artistico.
Adelio (Cricchetta del Cinemino): Essendoci, durante l’anno, diverse manifestazioni che trattano l’argomento dell’identità sessuale, ed essendo il Gender Bender – cronologicamente parlando – l’ultima, non avete paura che il potenziale pubblico abbia già visto i film che avete in cartellone e che quindi il target sia notevolmente ridotto?
Mikol: Per quanto riguarda la sezione cinema è vero, ma il Gender Bender in questo modo diventa vetrina della miglior produzione che è passata nei festival internazionali durante l’anno, e la condensa tutta nelle sue giornate. C’è anche da tenere presente che uno degli obiettivi che ci siamo dati è quello di affrontare diverse tematiche oltre a quella della sessualità, come la questione femminile. Quest’anno ad esempio abbiamo in programmazione alcuni titoli legati al ritorno delle malattie sessualmente trasmissibili: un tema che ha un respiro più ampio rispetto a quello dell’identità sessuale. In più, essendo un festival che dialoga molto con le istituzioni di Bologna (Cineteca, Università, Comune e Regione), quando decidiamo la programmazione abbiamo in mente che non stiamo rivolgendoci esclusivamente al “nostro” pubblico: proviamo sempre ad incrementarlo, e amiamo che la gente sia incuriosita nello scoprire cinematografie diverse e tematiche diverse.
Per un addetto ai lavori o per una persona che bazzica il giro dei festival è vero, il nostro diventa un grande contenitore di produzione già vista e che hanno avuto successo, ma il nostro è soprattutto un intento divulgativo nei confronti della città. Quello che posso dire dal punto di vista della sezione cinema è che il Gender Bender è stato in grado di identificare dei registi (ad esempio Xavier Dolan) che con gli anni si sono affermati al grande pubblico e nei grandi festival internazionali, uscendo dall’angolo della tematica omosessuale e di genere.
Adelio (Cricchetta del Cinemino): La volontà di trasmettere un messaggio che non fosse solamente di identità sessuale ma che riguardasse anche le malattie sessualmente trasmissibili (MTS) raggiunge un pubblico trasversale o per intuirlo bisogna leggere tra le righe del Gender Bender?
Mikol: Nel nostro staff abbiamo una persona che si occupa prevalentemente di dialogare con la città. Nel senso che il suo compito è quello di identificare i pubblici specifici non solo dei film proposti ma anche di tutti gli spettacoli in cartellone (danza, teatro, performance), ovvero le persone che anche se ancora non ci conoscono, potrebbero essere interessate a raccogliere i nostri stimoli. Perchè Gender Bender vuole uscire dallo stereotipo dell’auto-ghettizzazione. Vorremmo che fosse un festival libero nel senso più bello e ampio del termine.
Grazie a tutti!