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#TSFF36 ANGY LOVE TRAFITTO DALLA BORA ovvero 36simo Trieste Film Festival – VISIONI SERBE

di il 22/01/2025
 

Per fortuna la bora si è placata, cominciavo ad instupidirmi dal vento, nonostante sia il mio agente atmosferico preferito.

La rassegna Wild Roses, quest’anno, si concentra sulle registe di nazionalità serba, quindi film e documentari di una regione segnata da una ferita che, anche se non così recente, è ancora vivissima nella cinematografia.

DOMOVINE di Jelena Maksimovic (2/5) è un documentario molto introspettivo riguardante un fatto storico che non viene quasi mai citato, vale a dire la guerra civile greca, svoltasi dal 1946 al 1949, che ha visto molti partigiani uccisi dal governo di allora, supportato dagli Stati Uniti. La regista è una delle massime esperte di montaggio del suo paese e si vede: bellissime immagini, ottimi passaggi tra presente e passato. Manca purtroppo la capacità di narrare, un difetto non certo piccolo, tanto da rendere il film quasi esasperante, Una lentezza del tutto immotivata che alla fine genera noia. Peccato perché certe immagini rimangono impresse nella retina.

KELTI di Milica Tomovic (3,5/5) ambientato in un sol giorno, racconta eventi che accadono attorno alla festa di compleanno di una bambina, disegna personaggi vicini alla famiglia e nel contempo descrive la situazione nella Serbia del 1993, in piena crisi dei Balcani e di come la vita continuasse a scorrere, nonostante tutto. Minja organizza la festa invitando amici e compagni di scuola, un party in costume in cui indosserà il vestito di Raffaello, la tartaruga Ninja, immerso nel perenne, urticante, fumo di sigarette di quegli anni. I bambini in salotto, i grandi in cucina, legati da parentele, questioni di sesso o rancore. Iniziano a bere e drogarsi, infilandosi in discussioni su questioni politiche e personali con uguale ardore. La madre di Marjana, nonna di Minja, resta da sola in una camera a guardare la televisione, creando una barriera, anche ideologica, con la modernità che avanzando si mangia il passato. Si incrociano le componenti una ex coppia lesbo, che prima della fine del film farà nuovamente sesso. Il padrone e la padrona di casa invece no, sesso non ne fanno più perché da quando lei ha tagliato i capelli corti a lui non viene più duro. In sottofondo sempre la tragedia della guerra e ciò che provoca: restrizioni, privazioni, mancanza quasi totale di beni necessari e la bravura nel cercare palliativi. Bisogna pur continuare a vivere no?

Girata tutto in poche stanze, la pellicola è tecnicamente riuscita, viene trasmesso infatti non solo il contrasto tra le due feste, ma anche quello delle emozioni. Bel film corale.

78 DANA di Emilija Gasic (4/5) operazione ardita ed impavida della regista, che sceglie di dare un taglio particolarissimo al suo film, raccogliendo una serie di video in Super8 per raccontare i bombardamenti Nato effettuati nella Serbia nel 1999. I video sono finti ma la raccolta dà perfettamente l’idea di ciò che accadeva in quel periodo in quella regione. Tre sorelle, una madre e due amici riprendono la vita di ogni giorno attraverso i video, vita che va dai giochi alle liti alle corse al riparo durante i bombardamenti ad eventi ancora più tragici. Le ragazze non avvertono davvero il pericolo che incombe, anzi come sempre fanno i giovani, trovano occasioni di gioco anche nella sventura, stupenda la canzone contro Clinton, visto a quell’epoca dai serbi come il diavolo che comandava i bombardamenti Nato.

Protagonista assoluta è Tica, la sorella minore, ragazzina con una capacità espressiva potentissima, che provoca risate e tristezza in maniera super naturale. Applausi scroscianti e pubblico in delirio alla fine della proiezione.

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