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Venezia 71- Il nulla ammantato d’argento (dalla giuria) Sivas di Kaan Mujdeci

di il 09/09/2014
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AFORISMA
 

Dice il Saggio: "Quando il nulla aspira al tutto è peggiore del nulla che sa di essere nulla"

 

Questa è una recensione politicamente scorretta.
Lo è perchè, come rarissimamente avviene al cronista, l’impulso ad uscire di sala dopo mezzo film è stato ben più forte del dovere masochistico della visione.
Ma il cronista ormai, dopo decenni vari, modestamente, conosce i suoi polli e per fortuna raramente prende un abbaglio.
Il titolo di questa recensione potrebbe essere: ” Il nulla ammantato di argento (dalla giuria)”.
Zona rurale e montagnosa della Turchia, bifolchi che vagano, un ragazzino con una bella faccia da schiaffi che si incavola perchè non gli hanno assegnato il ruolo del Principe nella recita scolastica di Biancaneve, bensì molto più miseramente quelle di uno dei nani, lo stesso ragazzino che gironzola prendendo a calci le anatre, tirando sassi ai cani, bastonate alle mucche e quasi accoppando un vecchio cavallo; poi siccome c’è un limite al nulla il colpo di genio dei combattimenti tra cani e il ragazzino, magia ! , si affeziona al povero quadrupede maciullato; fidate fonti riferiscono il ripetersi in loop di questo schema che ha come sottofondo la catarsi del ragazzino e del cane mezzo morto.

Sivas (2014)
Sivas poster Rating: 7.3/10 (3,731 votes)
Director: Kaan Müjdeci
Writer: Kaan Müjdeci
Stars: Dogan Izci, Cakir, Ozan Çelik
Runtime: 97 min
Rated: Not Rated
Genre: Drama
Released: 31 Oct 2014
Plot: An eleven-year-old boy and a weathered fighting dog develop a strong relationship after the boy finds the dog wounded in a ditch, left to die.

La critica nostrana e internazionale, per quello che vale, ha relegato questo film all’ultimo posto di un pagellino deprimente, la Giuria invece ci ha visto un forte senso umanistico-politico e filosofico: una volta tanto siamo dalla parte della critica ufficiale.
Sivas è il classico esempio di film che contiene il vuoto pneumatico neppure troppo compresso e che spaccia ovvie e stucchevoli storie di ragazzini in cerca di redenzione (quindi furbastre) come analisi a forte impronte umana e sociale.
Francamente, e il discorso vale in generale anche per la Mostra nel suo insieme, queste pletora di storie di ragazzini problematici in cerca di catarsi sono nella gran parte dei casi interessanti come i latinismi di Lotito.

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