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#Venezia79 – VERA di Tizza Covi e Rainer Frimmel

di il 05/09/2022
 

Quanto c’è di autobiografico in Vera, Il film con Vera Gemma, figlia del celebre Giuliano, attore dall’inarrivabile bellezza e carriera?
Che significa essere figli di una personalità che oscurerà e inquinerà sempre la tua identità?

Un film scritto e recitato da cani, (protagonista a parte), con tanti, tantissimi problemi, ma anche con una vitalità ed un soggetto unici. Che restituisce dignità ad un personaggio la cui notorietà sinora, nonostante gli exploit di regista e scrittrice, gli viene dalla partecipazione a reality.

 

Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel: un'inaspettata Vera Gemma

Ciò che dice Vera nel film, è autobiografico (“mi sono state chiuse molte porte”. “Sono attratta dai lineamenti dei trans, è quello l’ideale di bellezza a cui tendo”. “La mia famiglia mi ha fatto rifare il naso”).

Il problema è ciò che Vera fa, ossia la parte che cerca di inventarsi un personaggio martire ed eroico, partendo da spunti autobiografici, con Vera che si fa sfruttare ed ingannare ripetutamente da maschi ambiziosi, gretti e senza scrupoli. Attratta dalle cause perse in maniera talmente patologica da risultare comica ed inverosimile. La semplicioneria di fondo, che vuole contrapporre la falsità del mondo dello spettacolo con la vita reale, e l’amara conclusione che per la povera Vera non c’è spazio né nell’uno né nell’altro.

Peccato, perché nelle mani di autori più capaci e dalla sensibilità meno grossolana, sarebbe stato un bellissimo film.
La battuta più memorabile: “Porello, magari qualcosina da dire ce l’avevi pure tu, manco il nome ti hanno scritto” Detta alla lapide del figlio di Goethe, quando con Asia Argento le due riflettono sulla condanna di essere figlie d’arte.

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