Recensioni
873 letture 0 commenti

Al di là delle montagne di Jia Zhangke

di il 15/05/2016
Dettagli
 
Genere
Editor Rating
IL MIO VOTO


 

Le luride vecchie incontinenti attaccabrighe che riempiono la sala sono le prime ad agitarsi sbraitando nervosismo per una parola sottovoce al vicino ma, poi, quando a metà proiezione, dalla borsetta che puzza di naftalina, senti squillare il telefono a tutto volume per compensare le loro orecchie malate, beh, allora devi avere pazienza, sono solo poveri anziani dalle natiche stanche, abbandonati a loro stessi il sabato pomeriggio. Il tipo di avanzo umano inacidito che compra il biglietto a scatola chiusa, quello che è li ogni week end alla stessa ora a vedere Un Film D’essai. Qualsiasi sia, trattandolo come una Maria De Filippi qualsiasi. Per quelle vipere intontite, l’importante è avere un motivo per alzarsi dal letto, lavarsi e vestirsi. Donne… a quarant’anni muoiono dalla cintura in giù, a sessanta dal collo in su. Se ne stessero almeno zitte in attesa della dipartita del tronco.

Jia Zhangke è un regista che ha scritto la storia del cinema, ha collezionato così tanti riconoscimenti trai i più grandi festival internazionali che non ha bisogno di presentazione. I suoi film sono attesi, richiesti, bramati dai direttori artistici e dal pubblico più colto. Esploso per il grande pubblico nel 2006, quando vinse la Mostra D’arte Cinematografica di Venezia, i suoi lavori erano già ben noti a chi in quegli anni aveva capito che quello asiatico era il più bel cinema al mondo: nuovo, diverso, profondo e slegato da logiche di puro commercio o intrattenimento. La settima arte, nei primi dieci anni del nuovo millennio, era tutta li. Cina, Giappone e Corea.

Il talento del regista è sempre stato quello di trasmettere sensazioni tramite immagini, è uno che sa dove mettere la cinepresa, un occhio iperrealista capace di inserire nel contesto anche l’elemento fantastico, metaforico e sorprendente. Ha lo sguardo attento sui cambiamenti storici e trattiene a stento l’urlo disperato o di speranza che l’arte dovrebbe avere sempre.
Questa volta sembra voglia provare a fare qualcosa di diverso, non tipicamente suo, una novità: raccontare una storia. Un triangolo amoroso in 4:3 lungo decadi che si trasforma in dramma di vite distrutte che scacciano via la morte ballando. Ma la sceneggiatura è di gran lunga la parte più debole dell’opera, qualcosa bolle in pentola, il regista è al massimo della forza artistica, qualsiasi cosa tocchi diventa puro distillato di cinema. Questa storia semplice e dal ritmo decuplicato rispetto ai suoi standard, non è a fuoco. Non va puntato li l’occhio.
Questo suo raccontare il banale, questa sceneggiatura fragile inserita in un contenitore così potente e un contorno tagliente, non è che una scelta artistica necessaria a veicolare il messaggio che poi traspare: non c’è niente di nuovo sotto il sole, la vita tende per sua natura a ripetersi. Il godimento viene dal riconoscersi e specchiarsi. Come un enorme déjà vu eterno. Le storie degli uomini devono ripetersi per risultare familiari e placare l’animo, perchè il nuovo, il diverso e – più in generale – l’ignoto fanno troppa paura. E la coraggiosa ipocrita sensazione di onnipotenza giovanile è solo l’ovvia complementarietà della serena consapevole rassegnazione senile.
I registi, insomma, non cambiano. La gente non cambia.

Le uniche vere scivolate sono quisquilie: le metafore spicciole spiattellate davanti senza pudore, due o tre al massimo (si pensi alla scena della tigre in gabbia), pienamente compensate da genialate che mi hanno impedito di dormire e di non essere coinvolto emotivamente, basta ricordare la dichiarazione d’amore, la morte del padre, il balletto scatenato al ritmo di Go West e, soprattutto, l’approccio in discoteca preso pari pari da Disco 2000 dei Pulp. Di una tenerezza infinita.

Dopo la scena della scopata tra la vecchia ed il ragazzino, ho iniziato a sentire alle spalle un crepitio di labbra uterine decadute post-prolasso che mi ha rovinato il bel finale.
Consigliato

Mountains May Depart (2015)
Mountains May Depart poster Rating: 6.9/10 (6,537 votes)
Director: Jia Zhang-ke
Writer: Jia Zhang-ke
Stars: Tao Zhao, Yi Zhang, Liang Jingdong
Runtime: 126 min
Rated: Not Rated
Genre: Drama, Romance
Released: 30 Oct 2015
Plot: The life of Tao, and those close to her, is explored in three different time periods: 1999, 2014, and 2025.
Sei il primo a commentare!
 
Rispondi »

 

Commenta e vota