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#Dreams (Sex, Love) di Dag Johan Haugerud

di il 20/03/2025
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Dreams (primo della trilogia Dreams-Sex-Love) è un film sul primo amore, in particolare un amore proibito: quello con una persona molto più grande. Ha il sapore dell’amore impossibile con tutto lo struggimento adolescenziale, la solennità ed il senso di infinito. C’è molta serietà e ineluttabilità nella descrizione che Johanne fa dei suoi sentimenti, affidata alle pagine di un diario, che vuole scrivere con l’intento di non dimenticare quelle emozioni travolgenti, da lei ritenute uniche ed irripetibili. C’è cura espressiva e attaccamento a quel manoscritto che custodisce anche in formato digitale, in una chiavetta vicino al cuore, come fosse la cosa più importante che lei possiede. Ad un tratto come spettatori ci si innamora del sentimento, più che dell’oggetto del desiderio, quanto preziosamente viene descritto. La densità del sentire è perfettamente bilanciata da un senso di leggerezza e libertà, espresso con la forza travolgente dall’adolescente attraverso il dialogo costante con la nonna scrittrice, sua confidente, e la madre, inizialmente esclusa dal peso di questo segreto e, in un secondo momento, coinvolta nella vicenda, diventando a sua volta complice.

E’ uno scambio generazionale sulla concezione di cosa sia l’amore, il desiderio, al di là di ogni costrutto sociale che si tiene lontano dal pregiudizio. Sorprende che il tema di discussione tra la protagonista, la madre e la nonna sia relativo alla relazione allieva-maestra e non tanto causato dalla differenza di età o dalla svelata omosessualità di Johanne. Nella scena iniziale in cui Johanne, rannicchiata tra le coperte di una baita nella campagna norvegese, capisce che il libro che sta leggendo la coinvolge perchè parla di un amore tra un giovane ed una persona molto più grande di lei, si presagisce che l’amore proibito della protagonista sia con un uomo molto più grande di lei. Solo successivamente, seguendo gli sguardi furtivi tra i banchi di scuola si comprende che l’amore proibito è quello per la sua affascinante professoressa Johanna, una artista che ha lavorato nella moda a Parigi e sa creare morbidi maglioni di lana, che puntualmente indossa in classe. Il coming out che ne deriva dalla lettura del diario non è un tema di discussione tra le donne, le quali si interrogano piuttosto su come debba essere gestita questa informazione: avrà subito violenza Johanne, visti i racconti così sessualmente espliciti, o saranno solo le sue fantasie erotiche verso la prof? Cosa c’è di vero e cosa è frutto della sua immaginazione? Dovremmo denunciare quella professoressa oppure dovremmo pubblicare quel libro? le posizioni si alternano incalzanti, tra passeggiate nei boschi e pomeriggi al calduccio tra le mure domestiche, accompagnati da lunghe discussioni,  tisane e abbracci distensivi. E’ certamente un film sull’immaginazione, sul sentire, sull’emotività, dipinto con tinte così vivide da far mettere in dubbio le certezze: non capisci se sei nella sfera del reale o del percepito. E allora prende senso anche l’immagine iniziale delle nuvole, perchè ti ricorda quando con il naso all’insù immagini che forme possano prendere e chissà cosa possano diventare nella personale percezione. Alla fine ti rimane un pò di amaro in bocca perchè la purezza del sentimento di Johanne si scontra con i costrutti adulti di Johanna che con fare manipolatorio argomenta di essersi sentita violata da quelle attenzioni cosi vere e travolgenti. Dove sta quindi la verità? Nell’autenticità di un sentimento o nella ricostruzione logica di un’adulta che vuole tutelarsi? Esco dalla sala con un senso di invidia per quel sentimento così vero provato dalla giovane, un senso di fastidio per la manipolazione adulta ed una grande voglia di indossare maglioni di lana sulla pelle nuda.

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