L'unica scena con un po' di suspence nel finale
Gli alieni coi tentacoli
La lavagnetta
Le pretese
Il tempo ciclico capito male
Forest Whitaker. Sempre.
You can understand communication and still end up single
(Dott.sa Louise Bank)
A me piacciono I film di fantascienza. Entrambi i filoni: quelli che usano il cosmo come location (Alien, Atmosfera Zero, Guerre Stellari, ecc.) e quelli che usano il cosmo o il futuro come allegorie della mente o dell’anima (2001 Odissea nello spazio, Zardoz, Her, ecc.).
Quelli con gli alieni no, almeno quelli seri (quelli di Mars Attacks! erano esilaranti). Un po’ perché non ci credo, ma questo è un problema mio. Un po’ perché è quasi inevitabile che i normali limiti immaginativi degli esseri umani, mandino in vacca il racconto, così poi mi estranio e non mi diverto più.
Denis Villeneuve ha esordito nel ristretto mondo di registi degni di essere frequentati con il miglior film del 2010: La donna che canta. Poi ha proseguito con una serie di filmetti non brutti, per carità, ma dei quali ci si ricorda poco. Questo lavoro, almeno fino al prossimo e temibile sequel di Blade Runner, è sicuramente il suo risultato più debole.
In gran parte è colpa della sceneggiatura, certo, ma perché farci un film sopra, se il materiale di partenza è… diciamolo: stupido?
La trama è semplice: dodici grossi grattacieloni alieni, stile ‘vela’, arrivano sulla terra. Cosa vorranno? Come capirlo? Emettono suoni, quindi ci vuole un interprete. L’esercito recluta la massima esperta mondiale americana, con passato doloroso alle spalle ma tanta tanta umanità.
Se non avete ancor visto The Arrival e proprio volete vederlo, fermatevi qui. Siete sicuramente amanti degli alieni e di quei film di fantascienza in cui si privilegia il lato ‘umano’. Siete maschi, avete avuto il cuore spezzato da una donna bassina, siete mediamente frustrati professionalmente o nerd o, più facilmente, entrambi, avete letto Asimov.
Ora, io non sono un alieno, spero, ma come essere senziente, se mi sposto anni luce nello spazio o nel tempo o, comunque, mi faccio lo sbatti di far venire il pippaculo a un pianeta, rischiando di farmi bombardare, perché voglio dirgli qualcosa di molto importante, beh, non affiderei al ‘caso’ o alla buona volontà dell’altro il problema della comunicazione. È chiedere troppo, anche in un ambito di pura fantasia, applicare un po’ di buon senso, di logica elementare, di regole di comunicazione non cosmica, ma aziendale? Se siete d’accordo, smettete pure di leggere qui. Siete gente disincantata, che guarda criticamente anche ‘Report’, fate uso moderato dei social, avete ancora il coraggio di leggere qualche libro e, fuori tempo massimo, questo vi fa sentire anche normali.
Ma no, in fondo gli alieni ragionano in modo tutto loro, c’hanno i tentacoli, loro, e son tutta testa, come le piovre. Come “come le piovre”? Avete capito bene. Come li vogliamo immaginare questi alieni? Come uomini ma più magri e col testone? Già dato. Come mantidi grosse e letali? No, che questi sono alieni buonini. Ideona! Li facciamo come poliponi che io l’ho sempre pensato che i poliponi fossero un po’ alieni. (Bravo! Grazie).
Devo dirlo che nemmeno i primi telefilm di Star Trek, quelli coi calcinacci che cadevano quando l’astronave veniva colpita, hanno mai incontrato alieni tanto insulsi? Ma proprio il polpo? Non era meglio un tacchino, ad esempio, o delle enormi orecchie? Se v’infastidisce un alieno che vi mangiate di solito con le patate, uscite qui. Siete buongustai, siete andati a vedere questo film perché era il meno peggio della multisala, siete di quelli che di solito guardano quello che passa in tv, non importa se vi siete persi la prima mezz’ora, perché tanto l’altra ora la passate su whatsapp.
Ok. Gli alieni sono intelligentissimi ma poco previdenti, hanno tentacoli ma non è colpa loro, però sono tanto convinti, perché lo sanno già (forse, ma forse no, perché ci sono di mezzo il libero arbitrio e la quarta dimensione del tempo), che la Dott.sa Louise li potrà capire. Così lei come fa a comunicare per la prima volta con gli alieni? Voi come fareste? Vi aiuto io: prendete una lavagnetta e ci scrivete sopra ‘Umano’, indicandovi con faccia espressiva. L’uovo di Colombo. Infatti anche Colombo fece lo stesso, coi nativi, quando scoprì l’America. Ecco, a questo punto sono uscito io, con la mente almeno, e del magico finale mi è fregato pochissimo, sonnecchiando sulla lazy boy della sala VIP dove mi trovavo.
Fotografia grigia giornodipioggia, Amy Adams perché Jodie Foster è troppo vecchia. Azione inesistente. Una scoreggina di brivido verso la fine quando c’è la telefonata fatale.
Se adesso lo volete vedere ugualmente, siete proprio dei miei fan.