Fantatragicommedia
-Ti puoi trasformare un in animale a tua scelta
-tipo anche un cammello, per dire
-quando sei animale non puoi più leggere né guardare films
-si rischia poi che qualche umano venga a cercarti e ti faccia fuori per sbaglio, bisogna stare attenti.
Yorgos Lanthimos ha fatto un film che da Yorgos Lanthimos non ti aspetti, eppure solo lui poteva farlo, un film così.
Yorgos Lanthimos ha preso degli attori provenienti dall’immaginario hollywoodiano, e li ha lasciati vagare liberi nelle sue atmosfere, nelle scansioni ritmiche del suo cinema, fatto di dialoghi surreali paranoidi e violenti.
Colin Farrel e Rachel Weltz hanno colto un aspetto fondamentale necessario alla comprensione dei loro ruoli: i personaggi dei film di Lanthimos sono incarnazioni di desideri sistematicamente repressi, e sublimati, in un vuoto ermetico sociale, cinico e brutale.
Hanno compreso che gli attori, nei film di Lanthimos, si comportano come automi, in situazioni dove l’angoscia si rapprende e diventa una sorta di ineluttabilità dal volto immobile e composto.
I film di Lanthimos sono esagerazioni grottesche, non odiosi affreschi fasulli e macchiettistici spalmati di disagio gratuito, come quelli del suo collega Alexandros Avranas, che col suo “Miss Violence” ha infinocchiato tanta gente. (Per quante affinità si possano trovare tra “Dogtooth” e “Miss Violence” non dimentichiamoci mai che uno dei due è un impostore. Imparare a riconoscere chi sono gli impostori è fondamentale).
The Lobster considera (oltre all’aragosta) determinate costrizioni sociali della società attuale e le trasforma in ideologie: è vietato essere single, se non hai un partner vieni portato nell’hotel prigione dove avrai 45 giorni di tempo per trovarne uno, altrimenti verrai tramutato in un animale a tua scelta. (Un’ideologia altrettanto ferrea, ma di senso opposto, vige anche tra i ribelli, ossia i solitari, per i quali è vietato ogni tipologia di flirt). Molto interessante anche il discorso delle affinità: avere un’affinità (un difetto fisico o una mentalità similare) diventa una condizione preliminare per poter avviare una relazione, e l’inganno fa parte del gioco, molti fingono di essere ciò che non sono, mimetizzandosi e simulando difetti fisici per poter entrare in empatia con la preda.
L’idea è meravigliosa, e il risultato una bellissima tragicommedia a sfondo fantascientifico.
Per la prima volta si sente della musica nel cinema di Lanthimos, dosata con cura, che assume valore simbolico ed aiuta a comprendere in che modo l’operazione si discosti dai precedenti “Kinetta” “Dogtooth”(il suo capolavoro sinora) e “Alps”.
Altro artificio, oltre alla musica, è l’utilizzo del ralenty. Queste due novità ci portano dalle parti del Lars Von Trier di “Antichrist” e di “Melancholia”, anche per quel che riguarda la scelta delle location, contee, brughiere e boschi irlandesi freddi ed inospitali ma dotati di un fascino ancestrale ed ultraterreno.
Chiaramente all’uscita del cinema pure io mi sono posto la domanda “in quale animale vorrei essere tramutato?” e devo dire che sono tutt’ora molto indeciso tra il pesce badante insieme al maiale dagli occhi di droga e i culofanti. Immortalati in rispettivi capolavori dell’arte culinaria Russa.
Momento pippone esistenziale raffazzonato:
L’ideologia, oggi sempre più dogmatismo che filosofia, rappresentata in un sistema di regole morali da seguire e in cui riporre completa fiducia, anzi, meglio dire fede, è quello che rende asettica e brutale la società: vegani, materialisti, No-Tav, nichilisti, gruppi di auto-aiuto, testimoni di geova, pare impossibile non aderire ad una ideologia, e pare impossibile non tramutarla in fede, se vogliamo che qualcosa funzioni nella nostra testa, dobbiamo convincercene con fervore religioso.
Il cosiddetto pensiero critico permette di destrutturare le varie ideologie, mettendole in dubbio e prendendo elementi da ciascuna, in tal modo si possono creare dei propri sistemi morali di valori, delle proprie ideologie, che a loro volta però richiederanno fede per poter funzionare nel garantirci una illusione di percezione.
Qui ci si ritrova ad un’empasse: tutto ciò che si possiamo fare è dirigerci verso, tendere a qualcosa, il motore che ci spinge sono la fede e le convinzioni, la meta è inesistente, illusoria, eppure non possiamo permetterci di considerarla tale. Il celebre bispensiero orwelliano viene dunque esercitato quotidianamente in una società abituata al pensiero critico.
Ora, con permesso, vado a sedermi in un angolo.