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Tom’s Hardware: Guida all’Acquisto di un film sulla vicenda Moro

di il 23/03/2023
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Guida all’Acquisto di un film sulla vicenda Moro: 

Con tutti gli smartphone i film su Aldo Moro presenti sul mercato, è davvero difficile scorgerne il parametro, l’attributo, la differenza rispetto ad un altro analogo che ci faccia propendere o meno per l’acquisto. Con questa guida cerchiamo appunto di darvi una mano nello scegliere in caso vi troviate nella situazione appena descritta, con un dettaglio che vi aiuterà a decidere, ovviamente, in base alle vostre esigenze. 

Tutte i modelli i film presenti nella guida sono stati testati recensiti dal nostro team (io), quindi i prodotti sono scelti dal punto di vista dell’esperienza personale sul campo:   

I criteri che abbiamo individuato e che metteremo a confronto nella nostra analisi, sono i seguenti: 

Regia 

Musiche 

Interpretazioni 

Sceneggiatura 

I modelli i film che abbiamo preso come riferimento sono i cinque seguenti: 

Piazza delle Cinque Lune, di Renzo Martinelli 

Il Caso Moro, di Giuseppe Ferrara 

Esterno Notte, di Marco Bellocchio 

Buongiorno Notte, di Marco Bellocchio 

Todo Modo, di Elio Petri

Piccola precisazione: Todo Modo non racconta esattamente la vicenda Moro, lo inseriamo comunque perché contiene una rappresentazione della classe politica, e dello stesso Moro, talmente unica e particolare, che sarebbe più grave escluderlo.  

Regia: 

Piazza delle cinque Lune, una certa coerenza di stile rimane purtroppo l’unica cosa che si salva, va premiato il tentativo di trattare la materia con un’estetica ed un approccio registico differente, uno stile da film thriller d’azione americano (ora più vicino alle serie tv che al cinema), sulla carta un esperimento interessante, il risultato purtroppo non è felice, le inquadrature sghembe ed oblique senza un reale significato, carrellate e schiaffi, camera a mano, un gran lavoro di montaggio, passaggi ben studiati, ma irrimediabilmente, dopo breve, tutto comincia a diventare irritante, posticcio, pretestuoso. 

Esterno Notte: non a caso Bellocchio è definito uno dei vecchi maestri, e conferma il suo stato di grazia dopo il notevole “Il traditore”. Mano ferma, incedere rigoroso e cupo, alcuni momenti diretti un po’ con il pilota automatico, ma quando meno te l’aspetti un’inquadratura, un movimento, un inserto di estrema potenza visiva restituisce solennità alla visione. Rappresenta, a detta dello stesso autore, una sorta di controcampo del precedente “Buongiorno notte” ambientato tutto in interni, che raccontava la prigionia, in questo caso viene raccontato ciò che si muoveva fuori, coloro che hanno vissuto dall’esterno la vicenda Moro restituendoci una visione più variegata e sfaccettata. 

Buongiorno Notte: Buongiorno notte, rispetto ad Esterno Notte, è un opera più cinematografica in senso stretto, più discontinuo, sperimentale, e creativo, nel bene e nel male: Il montaggio alternato, che rende frenetica ed angosciante la scena dell’ascensore, le inquadrature, che cercano sempre una ragione diegetica ma sfuggono alla banalità, le soluzioni visive utilizzate per rappresentare il sogno, più misterioso e meno esplicito rispetto alla serie.

Il Caso Moro: Regia sapiente e sobria, senza eccessi, ma con un buon montaggio a puntellare i momenti chiave. Piuttosto convincente la sequenza del rapimento, l’utilizzo, anche creativo, dello zoom tipico del cinema poliziesco e non solo di quegli anni, oramai quasi totalmente abbandonato dall’estetica moderna e percepito essenzialmente come stilema vintage.

Todo Modo: Un cinema di denuncia sociale e politica che riesce ad affrontare il discorso su di un piano allo stesso tempo espressionista e realistico, in una straordinaria, perché apparentemente impossibile, sintesi. Todo Modo è un capolavoro indiscusso della cinematografia e questo lo dobbiamo, in gran parte, alle soluzioni visive di Petri. Inarrivabile.

Musiche:  

Todo Modo: Inizialmente doveva comporla Mingus, ma le parti scritte da quest’ultimo risultarono inadeguate (effettivamente…) e venne chiamato Morricone. Cupa, stridente e cacofonica, perfetta.

Piazza delle cinque lune: Si serve di tutti gli stilemi della suspence musicale hollywoodiani, roboante, banale e noioso, con un mix di volume decisamente troppo alto a favore della musica. 

Il Caso Moro: le musiche di Pino Donaggio, violinista che ha lavorato anche con Brian De Palma (Carrie), Dario Argento e Nicolas Roeg, sono perfette, compensano, e, quando possono, restituiscono la tensione che manca al ritmo del film, conferendo a certi momenti atmosfere quasi horror.  

Esterno Notte: La musica di esterno notte invece è piuttosto convenzionale, televisiva, ricorda molto quello di uno sceneggiato come la piovra. Fa comunque il suo dovere e nella sua convenzionalità è ben dosata. 

Buongiorno Notte: La natura differente del film di Bellocchio, rispetto alla serie, fa emergere subito alcuni aspetti: un più originale utilizzo della musica, inserti di lirica distorti con sintetizzatori, i piccoli moti espressivi, i sussulti, sono sempre punteggiati da un qualche commento sonoro, grandissima caduta di stile nei due momenti in cui vengono inserite due canzoni dei Pink Floyd, cantato incluso, scelta forse suggestiva all’epoca, oggi molto stridente, ma, fortunatamente, completamente circoscritta.   

Interpretazioni 

Leviamo subito dalla partita l’inarrivabile Gian Maria Volontè, la disciplina e l’assoluto rigore impiegato dall’attore per diventare, e non interpretare Moro ha dato risultati superlativi, più impressionante in Todo Modo, data la natura surreale del film, lo stesso personaggio di Moro viene trasfigurato, accentuando piccoli dettagli, gesti, debolezze (straordinaria la scena della preparazione del discorso assieme a Mariangela Melato) ma quello di Todo Modo è un Moro espressionista e caricaturale, una Maschera. La versione di Moro più misurata ed aderente al personaggio possiamo vederla ne “Il Caso Moro”, dove si prende meno libertà istrioniche e ci restituisce il Moro più fedele di tutti. 

Ma non sono da dimenticare l’eccezionale Marcello Mastroianni, la Melato, e Ciccio Ingrassia, che vinse pure un nastro d’argento come miglior attore non protagonista per il ruolo dell’Onorevole Voltrano. 

Buongiorno Notte: Roberto Herlitzka, che veste i panni di Moro in Buongiorno notte, è meno aderente al personaggio, nella parlata o nelle pause, ma risulta estremamente naturale e credibile. Tra le brigate rosse spicca Luigi Lo Cascio, che rende perfettamente il tono minaccioso ed intelligente di un rappresentante dirigenziale della banda. 

Esterno Notte: Fabrizio Gifuni invece, per chi scrive rappresenta la grande debolezza della serie di Bellocchio, al netto di una somiglianza notevole, risulta estremamente artefatto, la gestualità troppo studiata e misurata. Un simulacro vuoto, privo di vita, un tentativo di ricreare meccanicamente un’umanità, errato nella sua premessa. E’ molto probabile che il problema stia nella trattazione del personaggio: Fabrizio Gifuni è un bravo attore, e già a teatro aveva lavorato sul materiale riguardante il memoriale Moro, la responsabilità ricade più su Bellocchio, che avrebbe dovuto ripetere le scene fino a togliere la mimesi per giungere all’essenza del personaggio. Il divario tra Moro e di altri personaggi della serie è piuttosto evidente, Moro è l’unico personaggio che negli intenti doveva essere reale nei discorsi, paradossalmente, risulta il meno credibile di tutti. Ottimi tutti gli altri, a partire da Cossiga, Zaccagnini, Eleonora Moro, e i brigatisti. 

Piazza delle cinque Lune: C’è poco da giudicare, gli attori hanno fatto meglio che potevano, quello che si richiedeva da loro è lo stesso tipo di espressività che si richiede ad un attore di CSI, E dire che ci sono Sutherland e Giannini, uno spreco. 

Il Caso Moro: Gli interpreti sono tutti in parte, qui Volontè non assume le fattezze della “Maschera” Moro, ma quelle del personaggio, un essere umano spaventato ma lucido, combattivo, che lotta fino allo strenuo con una impressionante dignità, ottimo Mario Moretti, meno gli altri brigatisti, che paiono adolescenti in gita scolastica. Uno dei figli di Moro è un giovanissimo Sergio Rubini. L’angoscia di Eleonora Moro è resa in maniera dimessa e discreta.  

Scrittura 

La visione che avete del mio partito, un monolite, tutto partecipe di una visione dai grandi contorni, per quel che ne so io gli uomini della Dc prestano infintamente più attenzione alla sorte ultima di meschine consorterie interne. Qualunque cosa accada in quel partito non è tanto in virtù di un grande disegno, Quanto della concatenazione più o meno casuale di tutta una serie di circostanze piccole. (Il Caso Moro).

Va chiarita subito un questione, i lavori di Bellocchio e Martinellli non hanno pretese di cronaca, né di film d’inchiesta, quello di Petri opera sul registro del grottesco. L’unico vero film che si assume la responsabilità del suo racconto, è quello di Ferrara. Quindi, se cercate un punto di partenza per analizzare la vicenda Moro, in tutte le sue contraddizioni, a livello storiografico, questo è il film che dovreste vedere. Non perché racconti la verità, ma perché racconta una possibile prospettiva di verità, basata su inchieste e documenti. 

Esterno Notte, si avverte una certa rigidità nella prima parte, i dialoghi paiono privi di quella fluenza naturale del colloquio, meglio le parti dedicate a Cossiga ed Eleonora Moro (Gli ottimi Margherita Buy e coso lì dai), la struttura seriale, e la conseguente drammaturgia, con puntate dedicate ai singoli personaggi, e la vicenda che si ripete da diverse prospettive, si rivela la carta vincente della serie. Assieme a Bellocchio, hanno sceneggiato Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino.  

Piazza delle cinque Lune: siamo nel trash involontario, però divertente. Stefania Rocca e Donald Sutherland che parlano con frasi lapidarie da poliziotto americano, i dialoghi sono improbabili e innaturali, la dizione da doppiaggio, priva di qualunque inflessione. E’ l’unico film che esplora una versione dei fatti sostanzialmente diversa, e a questo va reso merito, Il film è stato scritto dallo stesso Martinelli e da Fabio Campus  

Buongiorno Notte: rispetto ad Esterno Notte risulta più naturale nel dialogo, le conversazioni casuali e colloquiali sono rese meglio. Ci si prende qualche libertà di troppo nel finale, che va a stridere con il resto. Tratto dal libro “Il prigioniero” della ex brigatista Anna Laura Braghetti.

Il Caso Moro: Gli scambi di dialogo tra i politici sono più didascalici e descrittivi, sottotono, le inflessioni regionali meno pronunciate.  (Cossiga, nella serie di Bellocchio). Il film di Ferrara è verboso, schematico se vogliamo, ma è il più preciso e ambizioso, tenta veramente di definire il clima, più con le parole stesse che con le immagini, (L’opposto di Buongiorno Notte) di quei 55 lunghissimi giorni.  E’ anche il film che presenta una denuncia più esatta e univoca, rimane in effetti, l’unico vero film d’inchiesta. Tratto dal libro “I giorni dell’ira. Il caso Moro senza censure” di Robert Katz, coautore anche della sceneggiatura.

Todo Modo, il materiale di partenza è il romanzo di Sciascia, ma la sceneggiatura ha preso una direzione metafisica e farsesca completamente assente nel libro, qualche lungaggine, ma pieno di passaggi memorabili.  

Speriamo di avervi dato un idea riguardo al prodotto da scegliere in base alle vostre esigenze.

Nel prossimo Articolo: Come imparare ad amare le interminabili sequenze romance dei K-Drama.

commenti
 
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  • Danilo Bottoni
    25/03/2023 at 22:33

    Ottimo pezzo, come sempre. Onore al merito per aver visto tanti film italiani su un soggetto molto poco appetitoso e per aver citato il grande Elio Petri (e chi se lo ricorda più). Film politici, o meglio, attorno una tragica vicenda politica ancora da chiarire completamente. Oggi, che di politico abbiamo solo la scelta tra iPhone e Samsung, siamo paradossalmente nelle mani nel governo più politico dai tempi della Democrazia Cristiana. Ossia di gente con principi e idee obsolete e repressive che, oltre a condurci con convinzione dove il Padrone (USA) vuole, ci tiene a limitare le nostre libertà personali nel rispetto delle proprie convinzioni.
    Io non voto da anni e vivo in un Paese che ha eletto con acclamazione il figlio (di papà) di un dittatore per il quale è stato coniato il termine “cleptocrazia”. Non avrei diritto di parola ma, citando il riferimento ideologico del governo italiano, “me ne frego”. Quanto bisogna essere disperati o ignoranti o stupidi o tutti e tre, per avere pensato che i nipoti dei fascisti fossero la soluzione ai problemi dell’Italia del terzo millennio?

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