Diceva Nino Frassica che ci sono tre cose importanti nella vita: la salute, la famiglia, l’amicizia e avere la pelle liscia come la pesca. Train to Busan è uno splendido horror coreano in cui questi tre elementi vengono stravolti da recitazioni indimenticabili, drammi famigliari, d’amore e di amicizia. Ma cominciamo dall’ultimo elemento:
la pelle liscia come la pesca.
Il film è una zombie-story in un ambiente semi-chiuso, il treno per Busan appunto. Pollice in alto per l’idea di rendere il treno contemporaneamente una trappola mortale per la presenza degli zombie e un ambiente sicuro per l’apocalisse che accade all’esterno. Se non bastasse il fatto che gli zombie non hanno affatto la pelle liscia come la pesca, l’altro elemento che acquisisce forte importanza è:
la famiglia.
In questo caso pollice verso all’usurata idea di evidenziare che ci accorgiamo di chi amiamo veramente solo quando rischiamo di perderlo. Tuttavia, le interpretazioni di Gong Yoo e della bambina Kim Soo-an sono così belle, da farci dimenticare il cliché.
L’amicizia è il terzo pilone del Frassichiano trittico: in questo caso le relazioni tra una squadra di baseball mezza sana e mezza zombie genereranno dinamiche non scontate e da gustare. Penso non serva che parli della salute in uno zombie-movie. Invece è importante aprire il capitolo effetti speciali che nella loro sobrietà sono perfetti. Train to Busan è un bonsai (mi perdoneranno gli appassionati di Giappone se uso questa metafora per la Corea) di effetti speciali: sobri, piccoli, spesso non spettacolari, eleganti e fatti maniacalmente bene. Se la visione degli zombie è simile a quella di Wolrd War Z, Train to Busan riesce a sorpassare il predecessore in termini di ambientazione, coinvolgimento dello spettatore, scenografia, storia e sviluppo dei personaggi.
Insomma, un film di intrattenimento sicuramente consigliato.